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Ugo Celada da Virgilio in mostra al Labirinto della Masone

Natura morta con panettone, Ugo Caleda da Virgilio.

Dal 6 maggio al 17 settembre 2023 è in corso la mostra del pittore Ugo Caleda da Virgilio, a Fontanellato in provincia di Parma.

La mostra

A cura di Cristian Valenti, la mostra s’intitola “Ugo Caleda da Virgilio. Enigma antico e moderno”. La volontà è quella di raccontare un artista isolato rispetto al circuito dell’arte contemporanea del Novecento, non inserito nel dibattito critico dell’epoca. Ciò nonostante ha saputo attraversare il secolo scorso informandosi su quanto accadeva, appropriandosi dei riferimenti della cultura figurativa passata e a lui coeva e rielaborandoli attraverso il filtro del suo stile che ha mantenuto intatto e costante per tutta la vita.

La mostra espone circa cinquanta opere di Caleda e di altri artisti in dialogo con la sua pittura. Queste ultime, provenienti per lo più da collezioni private, affrontano i principali soggetti rappresentati dal pittore. Il percorso infatti si sviluppa in tre sale che ripercorrono i generi affrontati da Ugo Caleda da Virgilio, come gli affetti familiari, i nudi, i ritratti e le nature morte.

La prima sala è dedicata agli anni della formazione e della creazione di uno stile personale, soprattutto focalizzato sulla sfera degli affetti familiari, che ben si prestano a restituire la dimensione intima della pittura del realismo magico. Il secondo ambiente si concentra sulla rappresentazione della figura umana e quindi della ritrattistica. Per ultimo si incontrano le nature morte, molto amate per le infinite possibilità di resa dei dettagli, e i paesaggi en plein air, poco numerosi nel corpus dell’artista, ma che aiutano a restituire un’immagine di pittore versatile e diversificato per stili e generi.

Ritratto di uomo, Ugo Caleda da Virgilio, 1950.
Ritratto di gentiluomo, Ugo Caleda da Virgilio.

I confronti con altri artisti

In ogni sala si incontrano dialoghi e confronti inediti: i nudi e le figure femminili sono accostati alle tele di Archimede Bresciani da Gazoldo, anche lui mantovano idealmente considerato il maestro di Ugo Celada da Virgilio. Altre di Virgilio Guidi, molto attivo come artista realista negli anni ’20 e ’30 e che sicuramente Caleda ebbe modo di conoscere. Nel percorso è presente una Maddalena penitente di Francesco Hayez della collezione permanente di Franco Maria Ricci che, accostata ai nudi femminili di Celada, ne fa emergere le componenti neoclassiche, i colori intensi dei panneggi che abbracciano le ampie superfici di pelle realisticamente resa.

Tra i ritratti spiccano le tele di Cagnaccio di Sampietro, pittore che con Ugo Celada da Virgilio condivide una certa sensibilità e che il mantovano sicuramente conosceva e apprezzava, seguendone più volte l’esempio. Non mancano riferimenti più espliciti: in un autoritratto degli anni ’30 Celada si rappresenta di tre quarti, con un pennello in mano e un manichino poggiato sul tavolo in un palese omaggio a Giorgio De Chirico. Ugo Caleda da Virgilio lo considerava infatti l’unico dei contemporanei che abbia saputo padroneggiare gli strumenti dell’arte. Anche Giorgio Morandi è presente in mostra, in un confronto basato sulla similitudine e differenza nell’approccio all’essere artista dei due. Pur rappresentando entrambi nature morte dall’impostazione simile, Morandi ricercava l’essenza delle cose, mentre Ugo Celada da Virgilio tende a una rappresentazione delle cose più vere del vero. Questa non vuole essere una realtà fotografica, ma piuttosto una sublimazione formale.

Il percorso espositivo inoltre sarà arricchito da una serie di oggetti -soprattutto vasi- che richiamano quelli che compaiono nei dipinti di Celada e che riprendono lo stile di Venini, Zecchi, Barovier, Scarpa, Seguso. Questo a dimostrare come fosse importante l’armonia della forma per la costante ricerca del bello intrapresa dall’artista.

L’intento è quello di ricollocare la figura di Ugo Caleda da Virgilio all’interno del contesto culturale del suo tempo, proponendo inediti dialoghi con lavori di artisti a lui coevi e antichi maestri.

Il pescatore, Ugo Caleda da Virgilio, 1951.

La figlia Nennele a Porlezza, Ugo Caleda da Virglio, anni ’50.

Il labirinto della Masone

È il Labirinto della Masone di Franco Maria Ricci ad ospitare la mostra Ugo Caleda da Virgilio. Enigma antico e moderno , rilanciando il pittore mantovano oscurato durante il fascismo. Si tratta del più grande labirinto al mondo, composto interamente di piante di bambù. Inaugurato nel 2015, ospita mostre temporanee, concerti, conferenze e presentazioni. Al suo interno è conservata la collezione d’arte di Franco Maria Ricci, che comprende opere di pittura, scultura e grafica del XVI e XX secolo. Tra queste è presente anche il ritratto dello stesso Ugo Caleda da Virgilio, un gentiluomo elegante e con gli occhiali, realizzato con estrema dovizia di particolari, quasi iperrealista.

Inoltre questo luogo ospita anche una biblioteca contenente oltre 15mila volumi dedicati all’arte tipografica e alla grafica.

Il labirinto della Masone a Parma: è il più grande e verde del mondo
Labirinto della Masone

L’artista

Ugo Celada da Virgilio fu un pittore italiano che visse tra il 1895 e il 1995. Nasce a Cerese di Virgilio, vicino a Mantova. Oggi chiamato Borgo Virgilio, da qui il pittore lo userà come toponimo con cui firmerà le sue opere. Questa scelta si rifà alla tradizione dei maestri antichi che venivano identificati secondo il luogo di provenienza: per lui questaèuna dichiarazione programmatica di poetica ed una scelta di campo nel dibattito degli anni Venti tra Avanguardie storiche e Ritorno all’ordine. 

Fin da bambino Ugo Caleda da Virgilio mostrò una grande abilità per il disegno. Frequentò la Scuola di Arti e Mestieri di Mantova e poi l’Accademia di Brera a Milano, dove fu allievo del pittore Cesare Tallone.

Durante la Prima Guerra Mondiale si arruolò come volontario e lavorò come disegnatore di mappe militari. Dopo la guerra si trasferì a Parigi, ma tornò presto in Italia per esporre le sue opere alle Biennali d’Arte di Venezia degli anni ’20 e degli anni ’30 e alla Permanente di Milano. Qui Ugo Caleda da Virgilio ottenne un grande successo, sia da parte della critica che dal pubblico. Divenne già noto da giovanissimo, cos’ da inserirsi nel circuito dell’arte contemporanea da cui però in seguito si allontana definitivamente.

Nennele, Ugo Caleda da Virgilio, anni ’30.
Nudo di Schiena, Ugo Caleda da Virgilio, anni ’30.

Il suo stile

Le tele di Ugo Caleda da Virgilio possono essere ricondotte alla corrente artistica del realismo magico, che univa una rappresentazione dettagliata della realtà con un’atmosfera enigmatica e sospesa. Celada fu influenzato da artisti come Cagnaccio di San Pietro e Antonio Donghi, ma sviluppò uno stile personale e raffinato.

L’arte di Celada è classica, espressione pura del realismo che proprio all’inizio del 900 ebbe il suo periodo di massimo splendore. Debitore della tradizione figurativa lombarda, egli ricercava in tutto un canone del bello, non una bellezza reale ma rappresentazioni idealistiche. Ugo Caleda da Virgilio predilige sempre una oggettivazione dei soggetti per meglio far trasparire la qualità della pittura, nel suo lato più manuale ed artigianale, e questo è evidente nei ritratti, che sembrano tutti apparentemente uguali, senza connotazioni psicologiche, pur essendo tutti diversi.

Il pittore si avvicinò al movimento del Novecento, sostenuto da Margherita Sarfatti. Nel 1931 però se ne allontanò dopo aver firmato un manifesto antinovecentista che denunciava il monopolio della cultura di regime. Fu probabilmente quello l’episodio che isolò il pittore Ugo Caleda da Virgilio dal sistema artistico e lo fece dimenticare per decenni. In seguito vivrà grazie alle commissioni di ritratti da parte di noti esponenti della borghesia milanese.

Nel 1943 il suo studio fu distrutto da un bombardamento di piazza Cinque Giornate a Milano. Con esso molte delle sue opere andarono perdute. Celada si trasferì allora a Varese, dove continuò a dipingere fino alla sua morte, avvenuta nel 1995 a quasi 100 anni.

La pittura di Ugo Caleda da Virgilio fu riscoperta solo negli anni Ottanta del secolo scorso grazie a Flavio Caroli, che a lui dedica un illuminante saggio che però non avrà seguito nelle successive antologie e mostre dedicate all’arte del primo Novecento. A lui si deve anche l’apertura del Museo Virgiliano, che custodisce una donazione di 56 opere del pittore.

«Nudo su velluto rosso con tenda verde» (anni ’30), di Ugo Celada da Virgilio (particolare).

Afferma il curatore della mostra Cristian Valenti:

«Oltre la qualità, inconfutabile, della sua pittura, ciò che emerge in Celada da Virgilio, è il valore non trascurabile dellasuaesperienza; il ruolo (che haavuto) di testimone nell’evoluzione delle vicende artistiche del XX secolo, a sua volta impegnato nellaricerca di una sua via dell’arte, per rispondere dei grandi cambiamenti e resistere, per continuare a vivere e a dipingere. La sua opera ed il suo atteggiamento costituiscono un tassello importante percomprendere la ricchezza del contesto artistico delNovecento, oltre la semplificazione di ricostruzioni storiografiche organizzatesolo per progressivi “momenti di rottura” e quindi a scapito di ricerche che invece perseguono una continuità»

Info Utili

La mostra è visitabile acquistando il biglietto d’ingresso al Labirinto della Masone. Il biglietto intero costa 18 €, il ridotto 15 €. È invece gratuito l’accesso per i bambini sotto i 6 anni.

Gli orari di apertura vanno dal lunedì alla domenica, dalle 10.30 alle 19.00, con ultimo ingresso alle 17.30.

La mostra è accessibile ai disabili e ai visitatori con difficoltà motorie. Il Labirinto della Masone dispone di un servizio navetta gratuito da e per la stazione di Fidenza (Foro Boario) nei giorni di sabato e domenica.

Fonti

IlGiornaledell’Arte

Artribune

di Benedetta Maccagnano

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