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La Pinault Collection a Punta della Dogana

Lee Ufan, Tea in the Field, 2023, Pinault Collection a Punta della Dogana, Venezia
Lee Ufan, Tea in the Field, 2023. Ph. Marco Cappelletti e Filippo Rossi

La Pinault Collection è in mostra a Venezia dal 2 aprile al 26 novembre 2023 a Palazzo Grassi – Punta della Dogana a Venezia.

Venezia è da sempre una delle capitali mondiali dell’arte, soprattutto nell’ambito del contemporaneo. Grazie ad importanti location come Punta della Dogana, la città continua a mantenere questo primato. Attualmente è possibile visitare Icônes, una nuova mostra curata da Emma Lavigne, direttrice della Pinault Collection, e Bruno Racine, direttore e amministratore delegato di Palazzo Grassi – Punta della Dogana.

La mostra

La mostra collettiva presenta opere principalmente dalla Pinault Collection. Questa invita a riflettere sul tema dell’icona e del ruolo dell’immagine nella contemporaneità. Inoltre, il termine “icona” viene utilizzato in due accezioni: una di carattere etimologico, che si riferisce all’immagine e alla somiglianza, e un’altra comunemente associata alla pittura religiosa del cristianesimo orientale. Tuttavia, oggi il termine è anche legato all’idea di modello, figura emblematica, oggetto di ammirazione e imitazione.

La mostra è strutturata per evidenziare la relazione tra Venezia e l’icona, considerando il lungo viaggio storico che ha attraversato diverse influenze culturali, in particolare bizantine, gotiche e fiamminghe, che sottolineano il legame tra Oriente e Occidente. Questo connubio continua a essere un richiamo per Venezia, un crocevia in cui si intrecciano e si mescolano orizzonti molteplici, creando un terreno fertile per la creazione artistica.
L’esposizione mira a rivelare l’essenza dell’icona come mezzo per raggiungere una potenziale trascendenza. Attraverso un percorso di oltre 80 opere, tra cui capolavori della Pinault Collection, lavori inediti e installazioni site-specific di 30 artisti di diverse generazioni (nati tra il 1888 e il 1981), si invitano gli spettatori ad esplorare stati di coscienza alternativi, contemplazione, meditazione e raccoglimento.

Credits Matteo De Fina, La Pinault Collection a Punta della Dogana
Ph Matteo De Fina, La Pinault Collection a Punta della Dogana

Palazzo Grassi e Punta della Dogana

François Pinault manifesta un forte interesse e un diretto coinvolgimento verso gli artisti, uniti alla passione per esplorare costantemente i nuovi territori dell’arte contemporanea. Interagisce attivamente con alcuni dei più importanti artisti e curatori a livello internazionale, dando vita a pratiche come la formula “carte blanche” introdotta nel 2012. Questa pratica prevede che gli artisti invitati ad esporre presso le sedi della Pinault Collection realizzino opere site-specific.

Negli anni, Palazzo Grassi e Punta della Dogana si sono distinti per la presentazione di oltre trenta mostre temporanee con carattere originale, innovativo e spettacolare. Le esposizioni coprono una vasta gamma di forme artistiche, tra cui pittura, installazioni, scultura, video-arte, fotografia e performance. In questo modo, sono offerte agli artisti molteplici opportunità per esprimersi in modo autonomo e innovativo.
Attraverso un ricco programma di esposizioni e un’ampia gamma di attività culturali ed eventi unici, Palazzo Grassi, Punta della Dogana e il Teatrino di Palazzo Grassi sono diventati centri vitali per l’arte contemporanea. Questi luoghi non solo preservano l’eredità del passato e la storia che li caratterizza, ma stabiliscono anche un dialogo armonioso tra innovazione e tradizione.

Le sezioni

La mostra presenta spazi espositivi che creano un’atmosfera di comunicazione e riflessione, offrendo pause visive e “cappelle” in un’era caratterizzata dalla saturazione delle immagini e dall’appropriazione impropria. Attraverso vari mezzi di comunicazione come pittura, video, suono, installazione e performance, si stabiliscono dialoghi inediti tra artisti emblematici della Pinault Collection, come David Hammons e Agnes Martin, Kimsooja e Chen Zhen, Danh Vo e Rudolf Stingel, Sherrie Levine e On Kawara. La mostra si sviluppa in 19 sale suddivise in 4 macrogruppi descrittivi.

Rudolf Stingel, Untitled, 2010, La Pinault Collection a Punta della Dogana, Venezia
Rudolf Stingel, Untitled, 2010. Ph. Marco Cappelletti

Prima sezione

Nella prima sala, denominata “Spazio magnetico”, troviamo lavori e tematiche eccezionali di artisti come Lucio Fontana, Lygia Pape e Donald Judd.
Lygia Pape si ispira ai raggi di luce che penetrano nell’oscurità della foresta tropicale e nella penombra delle chiese e delle cattedrali. La sua opera incanta lo spazio con le Ttéia, fili d’oro tesi in un’illuminazione quasi irreale, creando uno “spazio magnetico” che diventa vivo, come dichiara l’artista stessa. Donald Judd, nella sua ricerca minimalista, riduce il simbolismo della croce e dell’oro, mantenendo solo la struttura e il colore giallo che irradia dai quattro cubi di acciaio Corten.

Nelle Sale da meditazione, entriamo in contatto con l’opera di Lee Ufan, che, attraverso il suo pensiero sull’immaterialità dell’arte e la sua ispirazione dalle spiritualità e dalle filosofie orientali, si distingue come pioniere e teorico del Mono-ha. Sotto l’influenza del pensiero di Merleau-Ponty e Foucault, oltre alla filosofia religiosa di Nishida Kitaro, Ufan aspira a creare un’arte che esprima le specificità dell’universo psico-sensoriale dell’Estremo Oriente.Nella quarta sala, troviamo le opere di Camille Norment. In un’epoca in cui le immagini sono proliferate, alcune opere generano ambienti sonori, creando cappelle immateriali che coinvolgono l’ascolto più profondo e rendono percepibili altre immagini, sensazioni ed emozioni.

Seconda sezione

Successivamente, entriamo nel mondo di Edith Dekynd, capace di catturare le trasformazioni naturali degli oggetti carichi di simboli di libertà e vita. Anche nel loro deterioramento, tali oggetti esprimono una volontà di resistenza e la potenza creativa. “Ombre indigène” presenta le ondulazioni di una bandiera fatta di capelli neri che sventola al vento, issata sull’isola della Martinica vicino alla riva. Questo ci ricorda il naufragio di una nave nel 1830, coinvolta nel traffico clandestino con a bordo un centinaio di schiavi africani.

Nella Sala 8, troviamo Francesco Lo Savio e James Lee Byars, che mettono in relazione la riflessione sulla luce e la dematerializzazione dell’opera d’arte attraverso il monolite cilindrico di Lo Savio. Inoltre, le installazioni di Danh Vo, che intrecciano storia personale e memoria collettiva, esplorano i processi di costruzione dell’identità, l’eredità e i valori culturali.

Edith Dekyndt, Ombre Indigène, 2014, La Pinault Collection a Punta della Dogana
Edith Dekyndt, Ombre Indigène, 2014. Ph. Marco Cappelletti e Filippo Rossi

Terza sezione

Il terzo macrotema è “Morte e resurrezione”, rappresentato da Sherrie Levine e On Kawara. Dodici teschi di vetro sono esposti in altrettante vetrine che richiamano i musei del passato. Sul muro, sette dipinti di On Kawara mostrano una serie di date scritte in bianco su sfondo nero.Le serie “Uncreatures” e “Stase” di Étienne Chambaud si collocano tra l’assenza e la presenza, l’essere e il divenire, il qui e l’altrove, ciò che esiste, ciò che è presente e ciò che potrebbe apparire, come sottolinea l’artista stesso. Rivestendo alcune icone con foglie d’oro o incorporando materiali stampati in 3D, l’artista francese trasforma la percezione degli osservatori.

Nella sezione “Nuovi rituali”, tra le opere troviamo anche Paulo Nazareth con i video “Antropologia do negro I” e “Antropologia do negro II”, in cui seppellisce la sua testa e il suo torso sotto un cumulo di teschi appartenenti a persone nere o originarie del nordest del Brasile.

Quarta sezione

Nella sezione “Ascesi”, oltre a Josef Albers, Michel Parmentier, e Roman Opałka, il suggestivo Teatrino di Palazzo Grassi ospita l’opera video “akingdoncomethas” dell’artista e regista Arthur Jafa, in connessione con le tematiche della mostra “Icônes” a Punta della Dogana.
Attraverso un montaggio ed un respiro epico, l’opera è composta da canti gospel e sermoni registrati presso le congregazioni nere degli Stati Uniti.
Il titolo fa riferimento all’arrivo del Regno di Dio annunciato da Gesù. Utilizzando video raccolti da internet, l’opera rappresenta corpi trasfigurati dalle parole pronunciate, come se fossero posseduti da una forza esterna.

Danh Vo, Sanyo, 2010, La Pinault Collection a Punta della Dogana
Danh Vo, Sanyo, 2010. Ph. Marco Cappelletti e Filippo Rossi

Informazioni sulla mostra

Dal 2 aprile al 26 novembre 2023

LUOGO: Palazzo Grassi e Punta della Dogana, Venezia

ORARI: 10-19 lunedì-domenica. Martedì chiuso

COSTO: Intero: 15€, Ridotto: 12€, Gratuito per i Members Pinault Collection e per i visitatori fino ai 19 anni, Gratuito per i residenti nella Città metropolitana di Venezia e gli studenti degli atenei veneziani: tutti i mercoledì, il primo giorno e l’ultimo giorno di apertura delle mostre

Fonti

InsideArt
Collezione Pinault
Exibart
Corriere
Ilgiornaledellarte

di Chiara Pezzella

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