La mostra “Sunshine State”, inaugurata il 31 marzo, è visitabile fino al 31 luglio 2022 presso il Pirelli Hangar Bicocca, a Milano.
La mostra
Steve McQueen, fotografo e regista premio oscar, ha ideato appositamente per gli spazi dell’Hangar questa mostra site specific di video-arte. Vengono affrontati diversi temi attuali che spaziano dalla violenza al razzismo, fino all’indagine della propria identità di genere o sessualità. Questi argomenti compaiono spesso nelle opere dell’artista, che ha a cuore il tema della condizione umana segnata da drammi e fragilità.
In quest’occasione, sarà possibile immergersi nel percorso artistico di McQueen degli ultimi vent’anni. Organizzata in collaborazione con la Tate Modern di Londra e curata da Vicente Todolì, ha già ricevuto diversi pareri favorevoli, promettendo di rivelarsi una delle mostre più importanti dell’anno.
Anche se da vicino può sembrarci di non stare facendo chissà quali progressi, basta guardare al passato per vedere che l’arte ha fatto moltissimo per l’avanzamento dei diritti e il progresso della società. Pensiamo al contributo della musica nel secolo scorso! L’arte ha fatto tanto, il che ci ricorda che c’è ancora tanto da fare.
Steve McQueen
Le opere
In mostra sono esposte in totale sette opere, di cui sei video-installazioni e una scultura. Il percorso si apre con Static, un video presentato nel 2009. La protagonista è la Statua della Libertà, su cui la fotocamera sorvola tanto velocemente da sconvolgerne la grandiosità, generando una sensazione di incertezza.
Seguono poi altri due video: Charlotte (2004) e Cold Breath (1999). Nel primo, l’artista sfiora l’occhio di Charlotte Rampling, di colore rosso acceso, arrivando anche a toccarne il bulbo qualche volta. Nel secondo, invece, strizza e accarezza il proprio capezzolo, che si staglia enorme sullo schermo. Entrambe vogliono affrontare il tema della linea sottile che separa intimità e violenza, ad oggi sempre più confuse ed in relazione tra loro.
Proseguendo ci si troverà davanti all’unica opera scultorea esposta, Moonlit. Mentre in un piccolo cinema, buio ed asfissiante, viene proiettato il video Western Deep (2002), che denuncia le disumane condizioni di lavoro dei minatori in Sudafrica.
Perchè “Sunshine State”?
La protagonista indiscussa è l’opera inedita Sunshine State, commissionata e prodotta dall’International Film Festival Rotterdam.
Il video è suddiviso in due parti e viene proiettato in contemporanea su due schermi. Da una parte si vede il Sole, una gigantesca sfera infuocata, mentre dall’altra si può vedere una versione rimaneggiata del musical The Jazz Singer (1927). Ad un certo punto, si sente la voce del regista dire “Shine on me, Sunshine State, shine on me” . Subito dopo si sente la voce del padre raccontare un episodio di persecuzione razziale, avvenuto negli anni ’50 in Florida (denominata proprio Sunshine State).
Philbert McQueen aveva infatti vissuto in prima persona l’evento e il suo racconto ha segnato profondamente il figlio Steve. Ciò ci viene raccontato mentre guardiamo gli ultimi fotogrammi in cui dei bianchi divengono neri grazie alla tecnica del negativo. Il protagonista si colora il volto di nero, mettendo in scena una blackface e umiliando i neri americani, tragicamente rappresentati dalla voce del padre in sottofondo, che si fa sempre più spezzata ed impaurita.
La mostra è completamente gratuita ed è visitabile da giovedì a domenica dalle 10.30 alle 20.30. E’ consigliata la prenotazione sul sito. Inoltre, l’artista ha espressamente vietato che all’interno si facciano video o foto.
