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Palazzo e giardini Moroni: una dimora nel cuore di Bergamo

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Palazzo Moroni, Soffitto dello scalone d’onore. Credits Sara Simonini

Palazzo Moroni // Bergamo Città Alta // Bergamo // Lombardia – Palazzo cittadino in stile barocco con ampio giardino all’italiana

Contesto

Palazzo Moroni è una residenza storica situata a Bergamo, nella parte alta della città, in Lombardia.

L’edificio fu edificato a partire dal 1636 per volontà di Francesco Moroni, esponente di un’importante famiglia bergamasca arricchitasi con la produzione tessile e la coltivazione del gelso.

Progettato dall’architetto Battista della Giovanna in collaborazione con il pittore Gian Giacomo Barbelli, che si occupò della decorazione interna, il palazzo, nonostante sia inserito nel tessuto medievale della città, è circondato da un ampio giardino all’italiana.

Storia

Palazzo Moroni venne realizzato in seguito al matrimonio di Francesco Moroni con Lucrezia Roncalli, avvenuto nel 1631. La famiglia Moroni, già residente a Bergamo Alta da qualche anno, si trasferì nel palazzo nel 1666, terminati i lavori di costruzione. In questa prima fase venne realizzata la porzione di palazzo adibita alla rappresentanza, con quattro sale decorate in stile barocco

A metà dell’Ottocento venne effettuata una ristrutturazione dell’edificio che gli ha conferito l’aspetto che conserva attualmente. In questa occasione venne anche acquistato e distrutto Palazzo Marenzi, che sorgeva sul lato opposto della via, per dare luce e vista panoramica alle finestre del primo piano. Vennero costruite le sale private, rinnovati alcuni apparati decorativi del palazzo e ampliati i giardini secondo le mode dell’epoca.

Fino al 2009 il Palazzo rimase abitato dal Conte Antonio Moroni, un discendente della famiglia.

Nel 2019 il FAI (Fondo Ambiente Italiano) stipula un accordo con la Fondazione Museo Palazzo Moroni acquisendo il palazzo e le sue pertinenze come beni da tutelare. Vengono attualmente svolte svariate attività di valorizzazione del palazzo con iniziative che coinvolgono una vasta gamma di visitatori. 

Architettura: le sale seicentesche

Il palazzo è considerato fin dal Seicento un esempio di compresenza di città e campagna grazie agli ambienti interni di ricca manifattura uniti ai due ettari e mezzo di giardini all’italiana.

La facciata esterna dell’edificio è molto semplice, priva di particolari di pregio architettonico che invece caratterizzano l’interno del palazzo, a sottolineare la ricchezza della famiglia, ma senza ostentarla. Dalla corte d’ingresso, denominata “Cortile di Nettuno”, si accede al piano nobile tramite un ampio scalone d’onore. Questo spazio presenta grandi affreschi ad opera dell’artista barocco Gian Giacomo Barbelli, che decorano la stanza donando un effetto immersivo. Gli affreschi infatti presentano una narrazione continua con allegorie bronzee riconducibili alle qualità della famiglia poste all’interno di un paesaggio illusionistico. Il soffitto raffigura invece la vicenda di Amore e Psiche tratta dalle “Metamorfosi” di Apuleio.

Le sale del piano nobile prendono il nome dagli affreschi seicenteschi che ne decorano i soffitti. La sala chiamata “Sala dell’età dell’oro” o “Sala delle stagioni” presenta un affresco raffigurante Saturno circondato dalle quattro allegorie Pace, Abbondanza, Semplicità e Allegrezza come augurio alla famiglia. Essa conserva i dipinti del famoso artista rinascimentale Giovanni Battista Moroni.

La “Sala dei Giganti”, insieme alla “Sala dell’apoteosi di Ercole”, è l’ultimo ambiente decorato da Barbelli che trae ispirazione dall’opera che Giulio Romano realizza a Palazzo Te. L’ultima sala seicentesca, la più ampia e con accesso privilegiato ai giardini, è la “Sala della Gerusalemme Liberata” dedicata invece all’opera di Torquato Tasso. Oltre agli episodi narrativi questa stanza è affrescata con le allegorie di Fede, Fatica, Bravura e Vittoria che esaltano le qualità da attribuire alla famiglia e agli angoli delle pareti sorgono gli stemmi dei Moroni.

A livello conservativo il FAI ha cercato di mantenere il palazzo in un modo strettamente aderente al suo impianto originario per garantire il più possibile un approccio realistico.

Architettura: le sale private

In occasione del matrimonio tra Alessandro Moroni e la nobile milanese Giulia Resta avvenuto nel 1838 venne intrapreso un importante rinnovamento decorativo delle sale private. Infatti nell’ala occidentale del piano nobile gli spazi vengono riallestiti con decorazioni in gusto neoclassico e tappezzerie in seta.

La prima stanza privata è la Sala Gialla, chiamata così per il colore dei rivestimenti di muri e sedute. Essa presenta un lungo fregio monocromo che raffigura la “Battaglia dei Centauri” ed è riccamente decorata con dipinti, porcellane, sculture ed orologi. 

Successivamente si accede alla Sala Rosa, un piccolo ambiente utilizzato dalla famiglia come sala da pranzo. Ricoperta di tappezzeria rosa con motivi floreali di ispirazione orientale, la stanza è decorata con elementi eleganti e sinuosi ed espone una serie di piccoli quadri di paesaggio. Il tema orientale viene ripreso anche nelle due sale successive: il Salottino Cinese e la Sala Turca. La prima, completamente immersiva, presenta un soffitto con lo “Zodiaco”, un fregio con paesaggi esotici e arredi esempio del fenomeno delle “cineserie”. La seconda invece, riallestita dal Fai per problemi di conservazione, presenta un soffitto con decorazioni policrome pastello e pareti con scenari esotici.

Terminato il percorso tra le sale si accede alla Sala Azzurra, la camera da letto. Qui il letto a baldacchino dialoga con la tappezzeria in damascato grigio-azzurro e con la finta decorazione scultorea a grisaille in stile neoclassico. Oltre ad una collezione di ventagli sono qui esposti oggetti che raccontano la quotidianità della famiglia.

I giardini del palazzo

Fin dalla sua costruzione il palazzo si affaccia su ampi giardini estesi ai piedi della Rocca Civica con terrazzamenti panoramici e un’area agricola che occupa circa un decimo dell’intera estensione di Bergamo Alta. 

Il complesso dei giardini all’italiana è progettato su terrazzamenti collegati da scale la cui varietà della vegetazione e l’estrema cura hanno costituito per secoli un prestigio per i proprietari. Questo è stato dimostrato anche dal ritrovamento di un sonetto del Seicento scritto in onore di Francesco Moroni e dedicato al palazzo in cui viene definito “Glorie de l’Arte, e di Natura”.

La balconata che si affaccia sul cortile di Nettuno presenta un piccolo giardino formale all’italiana con aiuole bordate di edera e cespugli di bosso disposti secondo l’antica arte di potatura dell’Antica Roma. Questa si collega direttamente al primo terrazzamento denominato “Giardino segreto” che consiste in un grande prato con aiuole fiorite e erbe. Attraversato il secondo terrazzamento con un prato e un grande olmo si arriva al terzo dove sorge una torretta in stile neomedievale chiamata “Pensatoio del conte”. Edificata nell’Ottocento con la funzione di biblioteca, la torretta sorge su una struttura trecentesca.

Oltre ai giardini si estende l’ortaglia, un terreno produttivo per il fabbisogno del palazzo, annessa alla proprietà nell’Ottocento grazie ai fratelli Pietro e Alessandro Moroni, studiosi di agronomia. Inizialmente l’area era più estesa e presentava un interessante avvallamento che fu più volte raffigurato nei quadri del periodo; negli anni 30 del Novecento esso fu riempito con le macerie delle case demolite durante il risanamento della città. Qui si trovano ancora viti allevate su pergola, alberi da frutto e un roccolo, cioè un circolo di alberi di carpino, i cui rami intrecciati fungevano da reti per cacciare gli uccelli. Nell’area sono presenti anche degli alberi di gelso, simbolo della famiglia Moroni, presenti anche nel loro stemma. 

La collezione Moroni

Palazzo Moroni possiede ed espone all’interno delle sue stanze un’importante collezione di quadri e suppellettili. 

Il nucleo originale della collezione fu costituito da Francesco Moroni con lo scopo di ritrarre la tradizione pittorica bergamasca e celebrare alcuni esponenti della famiglia. La prima testimonianza che attesta la presenza di opere nel palazzo è infatti un inventario secentesco scritto a mano. Successivamente, a metà Ottocento Pietro Moroni ampliò la collezione che ad inizio Novecento, a causa di ristrettezze economiche, venne dispersa tra i discendenti. Tra i quadri, usati molte volte come soggetto per mostre del Seicento lombardo, si possono osservare “La Maddalena penitente” del Giampietrino e il “Ritratto di famiglia” del Previtali. 

La collezione Moroni è composta soprattutto dalle più importanti opere dell’artista Giovan Battista Moroni. Vissuto nella seconda metà del ‘500, l’artista realizzò numerosi quadri devozionali ma si distinse soprattutto per i suoi ritratti naturalistici nati da un’indagine introspettiva dei soggetti. Tra queste opere  sono esposti “Il ritratto di Isotta Brembati” e “Il cavaliere in rosa”. Quest’ultimo fu acquistato da Pietro Moroni nel 1817 e rappresenta un simbolo dell’arte del periodo. Con il suo abito ricco di particolari che ne esaltano la ricchezza, il cavaliere risulta essere anche molto legato alla spiritualità come è dimostrato dal rilievo a sfondo religioso presente ai suoi piedi. 

Il palazzo conserva anche arredi, sculture e suppellettili come le ceramiche da Capodimonte, Wedgwood e Sèvres. Da notare le consolles settecentesche con piani a mosaico della Villa Adriana di Tivoli, l’orologio in porcellana di Jacques Petit e quattro vasi cinesi Canton. 

Inoltre il palazzo conserva una ricca documentazione cartacea sotto forma di archivio che racconta la storia della famiglia, del palazzo e funge da testimonianza della storia cittadina.

Giorni di apertura da Mercoledì a Domenica
Orari di apertura dalle ore 10 alle ore 18
Biglietti 0€ Iscritti FAI, € 11 Intero, € 5 Ridotto
Prenotazione no
Visita guidata 6€ Iscritti FAI, € 15 Intero, € 11 Ridotto

Fonti
Fondo Ambiente Italiano

VisitBergamo

Wikipedia

Fonti fotografiche

Sara Simonini

di Sara Simonini


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