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La riapertura della Segheria a Milano

Tanja Solci all'interno della Segheria, 2007, fotografia di Toni Thorimbert
Tanja Solci all’interno della Segheria, 2007, fotografia di Toni Thorimbert

Venerdì 4 marzo si inaugura la riapertura della Segheria di Tanja Solci a Milano. Un nuovo spazio per eventi artistici e culturali nel cuore della città.

Milano, 1930: la nascita della Segheria

INSIDE lo SPAZIO, progetto di Tanja Solci, produzione di Carlo Solci, 1999, durante l'intervento di ristrutturazione complessiva.
INSIDE lo SPAZIO, progetto di Tanja Solci, produzione di Carlo Solci, 1999, durante l’intervento di ristrutturazione complessiva

La storica Segheria di via Meda 24 prende vita nel 1932 dal lavoro della famiglia Solci. Nata come luogo di produzione di scatole di legno per la spedizione delle merci, tra il 1999 e il 2000 Tanja e suo papà iniziano i lavori per trasformarla in un “luogo di avanguardia nel design, ricerca creativa e sperimentazione”. Da quel momento lo spazio si popola di artisti, designer, architetti e creativi oltre che diventare luogo per shooting fotografici grazie alla location suggestiva della Segheria. Prestigiosi sono i brand, gli editoriali e le personalità che ne popolano gli ambienti; tra questi se ne possono citare alcuni come Vogue, Vanity Fair, Elle Decor, Grazia, Bang&Olufsen, San Pellegrino, Carioca, UNICEF, Paola Turci, Gianni Morandi, Claudio Silvestrin ecc..

Il nome Tanja Solci forse non dice molto anche se, quasi nell’ombra, è stata lei a curare la mostra di Steve McCurry che ha registrato il record di 158mila visitatori, ha partecipato all’iniziativa Brand Milano, il programma per l’identità e la reputazione di Milano, ed è sempre lei ad aver curato una moltitudine di eventi del Fuori Salone come per esempio Oltre il progetto, installazione risalente alla Design Week del 2006 dell’architetto Claudio Silvestrin o With light regards del 2007 dell’artista e light designer A.J. Weissbard.

Il ristorante di Cracco in Segheria

Carlo e Camilla in Segheria, interni del ristorante

Tra il 2013 e il 2014, la Segheria diventa la location perfetta per ospitare il ristorante stellato di Carlo Cracco. Carlo e Camilla in Segheria è il nome di questo ristorante suggestivo che riesce a coordinare l’aspetto del cibo, dell’architettura, del design e dell’arte. Come già sottolineato, Tanja non è una persona che si mette in mostra, non ha bisogno di farsi notare dal grande pubblico, per questo non compare il suo nome, come neanche quello di quello di Cracco, nel logo del ristorante.

Una location industriale unica come non se ne vedono in Italia. Quando l’ho visitata vuota, me ne sono innamorato subito, soprattutto mi piaceva l’idea del recupero, che potesse restare una segheria. Già da un po’ avevo in testa l’idea di un  locale più accessibile del mio. Ma è inutile pensare a un bel piatto se non hai gli ingredienti giusti… Quando ho incontrato Tanja e la sua realtà, la mia idea si è concretizzata.

Carlo Cracco

Il concept attorno al quale ruota questo spazio è la convivialità. I due lunghi tavoli da 30 metri sono stati progettati proprio da Tanja, con l’aiuto del suo grafico Roberto da Pozzo, e ispirati ad un prototipo creato per Ennio Morricone. I due tavoli sono stati creati nella segheria, che per un momento ha riacquistato la sua vecchia funzione, e sono realizzati in legno di cedro sbiancato. La scelta di raccontare una storia in evoluzione si traduce in tutte le scelte legate alla creazione e all’allestimento dello spazio: luci teatrali, il lungo tavolo social da 65 posti, un bancone da bar i cui decori riprendono quelli dei tessuti delle cravatte, i piatti tutti diversi della Richard Ginori, le teiere e le lattiere fuori produzione utilizzate come centro tavola. Purtroppo durante la pandemia il ristorante è costretto alla chiusura ma per fortuna Tanja Solci ci riserva sempre delle soprese emozionanti.

Tanja Solci e la riapertura a Milano

Locandina inaugurazione mostra In Between, Dialogo tra Arte e Architettura, Capitolo 1, A cura di Tanja Solci, con le opere della Galleria Giampaolo Abbondio
Locandina inaugurazione mostra In Between, Dialogo tra Arte e Architettura, Capitolo 1, A cura di Tanja Solci, con le opere della Galleria Giampaolo Abbondio

Il 4 marzo a Milano si inaugura la riapertura della Segheria con la mostra In Between, Dialogo tra Arte e Architettura. Si apre così una stagione ricca di eventi culturali in collaborazione con Gallerie italiane ed internazionali e lo spazio torna ad essere vissuto dall’arte in tutte le sue forme.

Con questo primo incontro la curatrice ha voluto proporre un racconto, sottolineando il dialogo tra arte contemporanea e architettura industriale. Le opere sono state selezionate accuratamente da Tanja Solci e Roberto Mauri dalla collezione della Galleria Giampaolo Abbondio di Todi (PG). Il tema principale è proprio quello del mutamento e del dialogo costante tra l’artista e gli avvenimenti sociali e politici del mondo. I sei artisti selezionati per questa occasione sono: Maurizio Cannavacciuolo, Marìa Magdalena Campos-Pons, Peter Belyi, Robert Gligorov, Olu Oguibe e Andrei Molodkin.

In Between – la mostra d’apertura della Segheria

Madonna Pellegrina - La Viajera, Marìa Magdalena Campos-Pons, 2006, fotografia di Arianna Ferrero
Madonna Pellegrina – La Viajera, Marìa Magdalena Campos-Pons, 2006, legno intagliato e foglia d’oro, Segheria, fotografia di Arianna Ferrero

Sei artisti internazionali sono stati chiamati a descrivere la loro idea di cambiamento, di mutamento delle cose da uno stato all’altro, di rapporto tra uomo e ambiente in occasione della riapertura a Milano della Segheria di Tanja Solci. Il tema del mutamento, percepibile durante la visita alla mostra, è sottolineato dalla scelta della curatrice di interrompere volontariamente i lavori di restauro dell’edificio rendendo possibile sbirciare all’interno delle stanze, enfatizzando quel momento tra essere e divenire, promulgando una cultura del racconto dei luoghi.

L’opera di Marìa Magdalena Campos-Pons si basa su un viaggio dell’artista tra Africa, America e Italia ricordando come le contaminazioni culturali sono alla base della società contemporanea. Le impronte a distanze e dimensioni differenti, decorate in foglia d’oro, vogliono quasi sottolineare come ogni passo, più o meno grande, sia prezioso.

Tower, Peter Belyi, 2018, cartone, legno, diapositive e lampade alogene, Segheria, fotografia di Arianna Ferrero

Peter Belyi, artista e curatore nato a Leningrado nel 1971, compie nelle sue opere un’indagine sulla coscienza culturale. La sua pratica curatoriale si concentra principalmente sugli archivi e sulla ricerca sull’arte indipendente regionale in Russia e nel mondo, sulla scoperta di artisti e comunità. Con l’opera esposta si percepisce un richiamo all’architettura costruttivista degli anni ’20 in Russia. Le piccole diapositive trovate nei mercatini dell’usato raccontano, con le loro suggestive immagini, storie di vite lontane.

La leggenda di Bobe, Robert Gligorov 1998, video-installazione, fotografia di Arianna Ferrero
La leggenda di Bobe, Robert Gligorov, 1998, video installazione, Segheria, fotografia di Arianna Ferrero

La ricerca artistica di Robert Gligorov tende a generare nell’osservatore un senso di mistero, quasi di shock dovuto all’incomprensione del co0nfine tra reale e immaginario. Dalla bocca dell’artista spunta un uccellino mentre il pubblico osserva, in un’atmosfera di sospensione, l’indecisione del volatile di spiccare o no il volo.

Composition with steel disk, Olu Oguibe, 1964, Galleria Giampaolo Abbondio
Composition with steel disk, Olu Oguibe, 1964, acciaio, Galleria Giampaolo Abbondio

In quest’opera dell’artista Olu Oguibe il tema del mutamento è centrale. L’opera fa parte del progetto Cuba Project con un corpus di 25 opere. Una serie di dischi di metallo, materiale di scarto recuperato, sono posizionati sul pavimento ricordando dei tronchi tagliati o un laghetto di ninfee. La particolarità del materiale è che tende a modificarsi, arrugginendosi più o meno e creando texture diverse su ogni disco.

Who is afraid of democtratic death?, Andrei Molodkin, 2008, penna a sfera su carta, Galleria Giampaolo Abbondio

Con l’ultimo artista, Andrei Molodkin, si conclude la mostra d’inaugurazione. Nelle sue opere spesso si trovano riferimenti alla democrazia o al capitalismo che ci ricordano quanto alcuni paesi vengano sfruttati. Molodkin utilizza spesso materiali carichi di significato come petrolio, inchiostro e sangue. L’artista ha esposto le sue opere in Europa occidentale e orientale e negli Stati Uniti.

Fonti

Segheria di Tanja Solci

Galleria Giampaolo Abbondio

Futura Art Gallery

Corriere della sera

Di Arianna Ferrero

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