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Biennale dello stretto: un sogno di cultura e territorio

biennale dello stretto, mediterranei invisibili
l’equipaggio di mediterranei invisibili

Biennale dello stretto: un sogno di cultura e territorio. Il progetto Mediterranei invisibili per una nuova visione dei territori dello stretto.

Per poter parlare della Biennale dello Stretto, occorre partire dall’anno 2018.

Un equipaggio, coordinato da Alfonso Femia e sostenuto dalla società benefit 500×100, iniziava a seguire le orme di una storia invisibile: quella del mediterraneo e dei suoi territori, segnati dall’incontro con l’uomo e la sua cultura. Curiosità, problematiche, prospettive e peculiarità segnano un luogo che per troppo tempo è rimasto in silenzio, nascondendo al resto del mondo la potenzialità e l’identità che lo contraddistinguono.

E’ da queste premesse che nacque il progetto “mediterranei invisibili“: un dialogo con luoghi che celano contenuti e questioni culturali di non poco valore. “Rendere visibile l’invisibile” è il primo passo di questo lungo progetto, che mira a molto di più. Il fine ultimo prevede un intervento concreto di riconnessione e riqualificazione tra Reggio Emilia e Messina; la possibilità di ridisegnare i confini e ripensare alle funzioni pubbliche, oltre che alle infrastrutture.

biennale dello stretto, mediterranei invisibili
Alfonso Femia e l’equipaggio di mediterranei invisibili

Il progetto tra spazio e cultura

In questa grande visione e volontà di dare un pensiero nuovo ai territori dello stretto, la cultura gioca il ruolo più importante. Alla base resta l’idea del grande patrimonio che forma le radici dei luoghi, un tesoro che va riscoperto e messo in connessione con le altre realtà. Lo spazio è, i questo caso, un grande campo di significati e ambienti specifici che vanno riattivati e riqualificati.

Non manca la volontà di aprirsi ai diversi settori e alle terre oltre oceano, instaurando rapporti di vario genere e divenendo un centro nevralgico a tutti gli effetti. In questo importante progetto non poteva mancare una solida collaborazione, in quella che è una fitta rete di stakeholders che condividono dati e ricerche, idee, pensieri, in un confronto che porta sempre più fermento e innovazione.

Le modalità di intervento

Sono tre le modalità attraverso le quali questo effetto domino di riqualificazione avviene. Per prima cosa, l’intervento di un ente di ricerca capace di effettuare accurate raccolte di dati sulle realtà territoriali, al fine di avere una panoramica generale e particolare del ventaglio di situazioni. Una seconda premessa consiste nella partecipazione e raccolta di idee progettuali, al fine di offrire una costante offerta di laboratori. Si tratta del vero cuore del progetto, attraverso il quale viene restituito un nuovo pensiero e una nuova vita agli ambienti. L’ ultimo elemento di fondamentale importanza è la condivisione esterna delle pratiche e delle progettualità. Rendere cosciente il territorio sulle innovazioni che si possono attuare, seguendo la natura dei siti; impegnarsi a riattivarne il nucleo culturale, cercando di formare un’impeccabile rete di significati e servizi.

In questo grande disegno, una parola in particolare risulta evocativa: immaginazione. Lo storytelling e le storie che hanno segnato gli spazi, la possibilità di creare nuovi immaginari e attribuire ulteriori valori e significati a una terra che, da quattro anni, vuole smettere di essere invisibile. Sotto questo aspetto, l’evento “la Biennale dello Stretto 2022: le tre linee d’acqua” (30 settembre – 15 dicembre 2022) ne rappresenta una prima felice testimonianza.

Biennale dello stretto: le tre linee d’acqua

biennale dello stretto, Forte Batteria Siacci
talk alla Biennale dello Stretto, Forte Batteria Siacci

Tra il 30 settembre e il 15 dicembre 2022, nelle città di Campo Calabro e Messina, la prima edizione della Biennale dello Stretto si è fatta portavoce di valori, identità e significati. Parallelamente alla mostra è nata una sessione di talk, che ha voluto esplicitare il senso e l’importanza di questo progetto.

Questa prima edizione non va infatti intesa come una manifestazione a se stante, ma piuttosto come un piccolo, ben riuscito pezzo di un grande puzzle, portatore di di idee e innovazione culturale. La curatela è da attribuire all’architetto, urbanista e designer Alfonso Femia, oltre che a Francesca Monaci, architetta e docente di urbanistica presso l’università mediterranea di Reggio Calabria. L’evento ha preso forma in due spazi: Forte Batteria Siacci (RC) e Parco Horcynus orca (ME); per la realizzazione è stata necessaria una grande call to action internazionale, di artisti e architetti under 35.

Biennale dello stretto ed elementi evocativi

Gli interventi sono riconducibili alla natura e alla storia dell’ambiente che li ospita: si parla di elementi che caratterizzano lo stretto, in particolare acqua, luce e temperatura, ma anche dei miti e delle leggende che fanno da piedistallo al nostro presente.

opera di Stefano Anzini, forte batteria siacci
opera di Stefano Anzini, luce al neon, Forte Batteria Siacci

La fortificazione umbertina del 1888, nell’atmosfera della sua storia, si fa interfaccia di un dialogo evocativo col contemporaneo. Le numerose scritte e forme al neon che la abitano, parlano di fauna ma anche di racconti mitologici; non mancano i riferimenti a tragiche tematiche attuali, con un’ opera di Stefano Anzini che vuole sensibilizzare sulla non trascurabile realtà degli sbarchi.

Delicate ma suggestive visioni, stanze plasmate dalla luce in una dimensione che unisce in intimità individuo e ambiente; suoni, narrazioni, evocazioni simboliche. Il rapporto tra l’uomo singolo e le orme della collettività si fa stretto, e siamo tutti invitati a partecipare a questa rielaborazione della terra e della cultura.

opera di Gianni Brandolino, forte batteria siacci
opera di Gianni Brandolino, luce al neon, Forte Batteria Siacci

Per approfondire il programma e rimanere aggiornati sulle iniziative del progetto, è possibile consultare la pagina ufficiale.

fonti

exibart
designdiffusion
efmnet
periodicodaily
eFM

di Gianluca De Amicis

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