The Italian Museums Index

A Bologna apre il Museo Ottocento

Museo Ottocento Bologna
Museo Ottocento Bologna

A Bologna nasce il Museo Ottocento che si concentra sulla pittura bolognese del XIX e XX secolo.

Oltre alla collezione permanente

Il Museo Ottocento, oltre alla collezione permanente, offre molte opportunità per il pubblico e gli studiosi del settore. Oltre ad essere una sede espositiva, è anche un centro di ricerca che accoglie specializzandi e organizza studi sui fondi che detiene. Il Museo promuove inoltre attività e ricerche attraverso una borsa di studio annuale, finanziata dai suoi ricavi. Senza scopo di lucro, il Museo persegue finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, con l’obiettivo di tutelare, conservare, valorizzare e promuovere fondi artistici, librari e archivistici. Il Museo attiverà anche tirocini formativi con l’Università di Bologna per far conoscere il patrimonio artistico dell’Ottocento e Novecento bolognese.

Alfredo Savini, La raccolta delle albicocche
Alfredo Savini, La raccolta delle albicocche 

Prime sezione del Museo Ottocento

Il Museo Ottocento Bologna offre un percorso espositivo che copre i progressi artistici del territorio a partire dalla metà del secolo. La collezione comprende opere di numerosi artisti bolognesi, tra cui Giovanni Paolo Bedini, Luigi Busi, Fabio Fabbi, Mario De Maria, Alfredo Protti, e molti altri. La pittura storica e accademica è ben rappresentata dalla tela di Andrea Besteghi intitolata “Cimabue e Giotto”, che mostra l’incontro tra i due grandi artisti. Fu esposta alla prima edizione delle Esposizioni della Società Protettrice di Belle Arti.

Si passa alla ‘pittura pompeiana’, stile artistico che trovò un interprete meraviglioso in Luigi Bazzani (1836-1927). Egli visitò Pompei e si rese celebre per i suoi acquerelli. L’artista è rappresentato nella collezione del museo con due dipinti a olio di grande raffinatezza.“Il foro a Pompei” rappresenta una scena romantica di una coppia che passeggia con il Vesuvio fumante sullo sfondo, mentre “Figura pompeiana” è caratterizzato da un malizioso sensualismo.

Luigi Bazzani, Il Foro a Pompei
Luigi Bazzani, Il Foro a Pompei

Il percorso della mostra prosegue con un accenno alla moda dell’epoca che fu diffusa dal mercante francese Adolphe Goupil. Questa tendenza a guardare al passato con l’occhio del collezionismo è ben rappresentata dalle opere di due artisti: Alfonso Savini (1836-1908) e Giovanni Paolo Bedini (1844-1924), noti per i loro ritratti di personaggi “in costume”. Tra le loro opere si possono citare “Il Bevitore” e “La veste nuova” di Bedini, esposte alla mostra della Società Protettrice di Belle Arti nel 1873, e “La serenata”, capolavoro di Savini.

Rappresentazione del mondo reale

Nella storia dell’arte bolognese, un importante cambiamento si verificò quando i pittori passarono dalla rappresentazione di scene storiche alla rappresentazione del mondo reale. Tre protagonisti di questa svolta furono Luigi Busi (1837-1884), Raffaele Faccioli (1845-1916) e Luigi Serra (1846-1888), i cui lavori emblematici vengono presentati. Tra le opere di Busi, ci sono due capolavori inediti: “Il Paggio e la Duchessa“, esposto alla Società Protettrice di Belle Arti nel 1862, e l’acquerello “Le gioie materne”. Faccioli, amico di Busi, è rappresentato invece con il dipinto “Concerie in via Capo di Lucca“.

La pittura naturalista, diffusa anche dai Macchiaioli toscani, fu particolarmente apprezzata a Bologna e trovò in Coriolano Vighi, Alessandro Scorzoni e soprattutto Luigi Bertelli i suoi massimi esponenti. Bertelli, originario di San Lazzaro, rivoluzionò l’arte pittorica bolognese come autodidatta. Le opere in mostra includono il Paesaggio ad olio e un delicato Paesaggio a pastello di Vighi, le opere centrali di Scorzoni e la tela Alba in pineta di Bertelli, che rappresenta la natura in modo nuovo e innovativo.

Coriolano Vighi, Paesaggio
Coriolano Vighi, Paesaggio 

Ultime sezioni in mostra del Museo Ottocento

Alla fine del secolo, grazie alla rinascita economica e all’affermarsi di nuovi gusti, a Bologna si affermano artisti come Fabio Fabbi (1861-1945), Augusto Majani (1867-1959), Alfredo Savini (1868-1924) e altri. La sezione è caratterizzata da numerosi capolavori che rappresentano l’agio, le opportunità e la spensieratezza del periodo. L’orientalismo è un tema di grande interesse che si riscontra sia nell’arredamento che nella moda dell’epoca. Gli artisti che meglio interpretano questa tendenza sono Alberto Pasini (1826-1899), Fausto Zonaro (1854-1929) e i fratelli Alberto (1858-1906) e Fabio Fabbi (1861-1945), che si ispirano ai loro viaggi in luoghi esotici. La sezione si apre con un acquerello di Alberto Fabbi, La venditrice di fiori, che porta un cartiglio dei magazzini “Abraham & Straus” di Brooklyn. La stanza del piacere di Fabio Fabbi, ispirata all’opera di Hermann Fenner-Behmer dal titolo Nonchalance, rappresenta un’opera potente e sensuale caratterizzata da un forte esotismo.

Simbolismo e Secessione

La sezione dedicata al Simbolismo è costituita da opere che sono state fondamentali per lo sviluppo della corrente a livello nazionale. L’opera che apre la sezione è “L’alunna” di Mario De Maria, che rappresenta visivamente una poesia di Gabriele D’Annunzio contenuta nella raccolta Isaotta Guttadauro. Il dipinto a olio su seta nera a forma di ventaglio, con la dedica a Vera Angeli, rappresenta i Giardini di San Lorenzo, sede della Biennale di Venezia, di cui De Maria fu tra i fondatori. La sezione include anche il dipinto “Pomeriggio di un fauno” (Sinfonia bionda) di De Maria, ispirato al poema di Stéphane Mallarmé e il dipinto “I sette vizi capitali” di Fabio Fabbi.

Gino Marzocchi, Il processo a Moranzi, 1950, olio su cartone, 50x70 cm
Gino Marzocchi, Il processo a Moranzi, 1950, olio su cartone, 50×70 cm

In mostra ci sono infine opere della Secessione, un movimento artistico che rappresentava una rottura con il passato e che si diffuse in molte città europee tra cui Roma. A Bologna, gli artisti Carlo Corsi, Emma Bonazzi, Alfredo Protti, Guglielmo Pizzirani, Garzia Fioresi e Giovanni Romagnoli furono tra i maggiori rappresentanti della Secessione. La sezione della mostra contiene autoritratti di Protti, Pizzirani e Romagnoli, opere di arte religiosa come l’Ecce Homo di Fabio Fabbi e la sezione dedicata alla ritrattistica. Inoltre, ci sono opere di altri artisti come Antonio Maria Nardi e Gino Marzocchi che rappresentano personaggi dell’arte come Leonardo Da Vinci, Michelangelo e Caravaggio.

Il catalogo del Museo è da Pendragon e curato da Francesca Sinigaglia, la direttrice del nuovo museo.

FONTI

Finestrasull’arte
Artribune
Bologna

di Irene Tassi

Articoli correlati

Inizia a scrivere il termine ricerca qua sopra e premi invio per iniziare la ricerca. Premi ESC per annullare.

Torna in alto