The Italian Museums Index

Caverna delle Arene Candide: un viaggio nella preistoria.

@Nicoletta Passerini

Caverna delle arene candide//Finale Ligure//Savona//Liguria- Sito archeologico preistorico in grotta del Mediterraneo occidentale.

Contesto

La caverna delle arene candide è un tesoro nascosto nel territorio di Finale Ligure, una splendida località della Riviera Ligure di Ponente, famosa per il suo mare cristallino, i suoi borghi medievali e le sue attività outdoor, come il trekking, giri in mountain bike o arrampicate su pareti rocciose.

Finale Ligure offre ai visitatori un panorama vario e suggestivo, tra falesie e promontori, spiagge e sentieri, cultura e gastronomia. Tra le sue attrazioni più affascinanti c’è la caverna delle arene candide, una grotta che racconta 30mila anni di storia umana, dal Paleolitico superiore all’epoca bizantina. Il suo nome è dovuto a una duna costiera di sabbia bianca che era presente ai piedi delle falesie che compongono il versante occidentale del promontorio della Caprazoppa, in cui si apre la grotta a circa 90 metri di altezza dal livello del mare.

Storia

Localmente nota anche come Grotta dei Frati o “Armassa”, la caverna acquisì la denominazione attuale a partire dalla visita che vi fece il geologo Arturo Issel nel giugno del 1864. Questa prima visita segnò l’inizio di una lunga stagione di scavi e ricerche. La celebrità internazionale della grotta tuttavia è dovuta ai fortunati scavi condotti da Luigi Bernabò Brea e Luigi Cardini tra il 1940 e il 1950 nella porzione sud orientale della caverna. Attraverso questi scavi gli archeologi riuscirono ad attestare l’esistenza di un’articolata sequenza stratigrafica che conserva le testimonianze di diverse epoche storiche. Il contesto ambientale di giacitura si rivelò estremamente favorevole alla buona conservazione dei reperti, soprattutto dei resti ossei e del materiale combusto. La grotta infatti vede tre grandi aperture che la rendono illuminata e asciutta.


La grotta è stata frequentata da esseri umani per circa 30mila anni, assumendo funzioni diverse a seconda del periodo. Nel Paleolitico superiore (circa 32.000 a.C.) la grotta era usata come luogo di sepoltura, come testimoniano le 19 sepolture rinvenute, tra cui la più famosa quella del “Giovane principe”. In seguito, durante il Neolitico (5.800-3.600 a.C.), la grotta diventa abitazione e luogo di ricovero per gli animali, oltre che luogo di sepoltura. La grotta inoltre conserva la datazione più antica per il Neolitico dell’Italia Settentrionale e per il Mediterraneo occidentale riferita al 5.800 a.C., ottenuta da un chicco d’orzo intrappolato all’interno dell’impasto di un frammento ceramico. Nell’età dei metalli (Rame, Bronzo e Ferro) invece la grotta veniva riservata attività produttive e rituali. In epoca romana e bizantina (I-VII secolo d.C.) infine diventa luogo adibito alla conservazione di derrate alimentari e alla produzione di olio.

Curiosità

Messa in luce esattamente il 1 maggio del 1942, la sepoltura del “Giovane Principe” di epoca Gravettiana, datata al 26.300 a.C., è uno dei ritrovamenti più rilevanti della grotta per via della ricchezza del suo corredo funebre. Si tratta di un giovane cacciatore, quindicenne, vissuto circa 28mila anni fa, forse a capo della piccola comunità che al tempo abitava la grotta. Grazie alla buona conservazione dei resti si è potuta ricostruire la vicenda della sua morte. Si pensa infatti che il giovane sia stato colto di sorpresa da un grosso carnivoro, che lo attaccò e lo uccise. La ferita mortale al mento che la belva gli provocò venne ricomposta con ocra gialla prima della sepoltura. Attualmente il “Giovane Principe” è custodito al museo archeologico di Genova Pegli, mentre nel Museo Archeologico del Finale è presente una copia della sepoltura.

Calendario visite estate 2023: Tutti i sabati dal 3 giugno al 23 settembre (tranne 17 giugno, 22 luglio, 19 agosto, 16 settembre), e i mercoledì dal 21 giugno al 20 settembre.
Orari di apertura dalle 10:00
Biglietti 10 € intero 5 € ridotto
Prenotazione Obbligatoria
Visita guidata La visita è sempre guidata da archeologi professionisti

Fonti
Museo Diffuso del Finale, Preistoriainitalia.it, Beniculturali.it


Fonti fotografiche
Nicoletta Passerini, Laralucasimo, Marco-Advisor97, Patrienz0, MUDIF – Museo Diffuso del Finale, Sofia Nava

Articoli correlati

Inizia a scrivere il termine ricerca qua sopra e premi invio per iniziare la ricerca. Premi ESC per annullare.

Torna in alto