La 59esima “Esposizione Internazionale d’Arte” ovvero la Biennale si terrà ai Giardini e all’Arsenale di Venezia dal 23 aprile al 27 novembre 2022.
L’edizione curata da Alice Alemani avrebbe dovuto tenersi nel 2021, ma è stata rimandata a causa della pandemia ha spostato la programmazione di un anno. Un evento che, dal 1895, si era verificato soltanto durante la Prima e la Seconda guerra mondiale
The Milk of Dreams, la Biennale del corpo
Il titolo della nuova edizione della Biennale, The Milk of Dreams, è tratto dal libro dell’artista surrealista Leonora Carrington. Il libro è un insieme di favole fantastiche, correlato da disegni che, come da prassi surrealista, si rifanno al mondo dell’immaginazione, del sogno e del subconscio.
Il mondo fantastico immaginato da Leonora è ciò che la curatrice della Biennale Cecilia Alemani rende realtà in questa biennale, dedicata al postumano.
Non è un caso che il titolo sia mutuato da un’opera surrealista e scritta da una donna, anzi, è un manifesto programmatico delle scelte fatte nell’allestimento di questa edizione.
In The Milk of Dreams, spiega Cecilia Alemani, “l’artista surrealista descrive un mondo magico nel quale la vita è costantemente reinventata attraverso il prisma dell’immaginazione e nel quale è concesso cambiare, trasformarsi, diventare altri da sé. La Mostra propone un viaggio immaginario attraverso le metamorfosi dei corpi e delle definizioni dell’umano.”
In questa Biennale le novità sono tante in fatto di rappresentazione: su 213 artiste e artisti provenienti da 58 nazioni, la maggior parte sono donne e soggetti non binari. Per la prima volta sono gli artisti ad essere in minoranza, con un’operazione che vuole dichiaratamente mettere in crisi il modello antropocentrico che accompagna la nostra società fin dal Rinascimento. L’Uomo rinascimentale non è più il centro dell’universo e unico interprete di esso, ma rappresenta solo uno dei molteplici punti di vista sul mondo.
La rappresentazione del mondo come tale è opera dell’uomo; egli lo descrive dal suo punto di vista, che confonde con la verità assoluta.
Simone de Beauvoir, Il secondo sesso
L’allestimento della Biennale: passato e futuro a contatto
La Biennale di quest’anno si articola piccole mostre-capsule distribuite tra i Giardini e l’Arsenale alternate a produzioni storiche. Nelle capsule sono raggruppate opere di artiste e artisti del Novecento sui temi della mostra. Le opere creano un filo conduttore che racconta la storia di come sono state trattate storicamente le tematiche affrontate nella mostra; ma anche alcune storie considerate minori, come l’impatto delle donne nell’arte.
La mostra inizia dalla prima capsula storica, La culla della strega, da un’opera della regista Maya Deren. Il Padiglione Centrale includerà le opere di una trentina di artiste, scrittrici, danzatrici e figure culturali che usano il tema del corpo e della metamorfosi per opporsi all’idea antropocentrica rinascimentale. Propongono invece la celebrazione del mondo del fantastico, senza più dualismi tra mente e corpo, umano e non umano, maschile e femminile. Ogni limite corporeo viene superato grazie anche alla connessione di queste artiste con le artiste delle avanguardie del primo Novecento.
La seconda capsula presente alla Biennale si chiama Tecnologie dell’incanto e introduce il tema della relazione tra corpo e tecnologia. Saranno presenti artiste italiane degli anni Sessanta vicine all’arte programmata e all’arte cinetica e che attraverso il linguaggio astratto e cibernetico hanno riflettuto sulle relazioni tra astrazione e corpo, anticipando molti preoccupazioni dell’era digitale.
Corpo orbita, la terza capsula, racconterà artiste e scrittrici che nel XIX e XX secolo hanno ottenuto l’emancipazione grazie al linguaggio. La capsula si ispira alla mostra Materializzazione del linguaggio tenutasi ai Magazzini del Sale di Venezia nel 1978, a cui parteciparono 80 artiste donne che lavoravano con la poesia visiva e la poesia.
Il soggetto imprevisto nel 2022
«Riconosciamo in noi stesse la capacità di fare di questo attimo una modificazione totale della vita. Chi non è nella dialettica servo-padrone diventa cosciente e introduce nel mondo il Soggetto Imprevisto»
Carla Lonzi, Sputiamo su Hegel, 1974
Se nel 1974 in Sputiamo su Hegel Carla Lonzi parla di donne come del “Soggetto Imprevisto” che si irrompe nella dialettica servo-padrone prendendo coscienza di sé, del suo destino e della sua volontà, oggi sappiamo che non solo le donne fanno parte di quel soggetto imprevisto.
È vero che la donna tutt’oggi è un Soggetto Imprevisto perché la sua presenza, specialmente a livelli più alti delle gerarchie, non è scontata. Oltretutto nel mondo dell’arte si fa ancora fatica a percepirla come soggetto e non come mero oggetto. Però non è più l’unico Soggetto Imprevisto che sfida le norme della società patriarcale: lo sono anche le identità non binarie, racchiuse in questo termine ombrello ma che in realtà sono tantissime.
Fin dal Rinascimento ogni artista donna ha trattato il tema del suo corpo e del ruolo che riveste nella società. Questo processo inconscio assume consapevolezza dagli anni ’60, grazie all’arte femminista che indagò il ruolo della donna nella società spogliandolo dei limiti imposti.
È grazie a questa presa di coscienza che oggi la 59vesima edizione della Biennale può collegare artiste passate e presenti, la cui espressione artistica è sempre basata sul corpo, sui suoi limiti, sulle costrizioni sociali che lo ingabbiano.
Il ragionamento si amplia quando diamo spazio alle identità non binarie: un nuovo modo di essere uomo, donna, nessuno dei due o entrambi. Il binarismo di genere su cui si basa da secoli la società viene sfidato, e allora cosa resta delle costrizioni sociali? Le creature fantastiche di Leonora Carrington prendono vita e sfidano la società eteronormativa.
La politica entra nell’arte
Questa Biennale sarà sicuramente ricordata come una delle più politicizzate. Affianco alla scelta di ragionare sul corpo e sull’identità di genere, Cecilia Alemani si prefigge anche l’obiettivo di avere una Biennale green, senza emissioni. L’obiettivo verrà raggiunto sia grazie a delle misure apposite, sia donando ad enti che si occupano della riduzione di emissioni.
La politica pervade la Biennale anche in modo diretto: a seguito della guerra in Ucraina, il 2 marzo il padiglione Russo ha deciso di ritirarsi per protesta. Un gesto che ha ricevuto l’appoggio del mondo dell’arte e che mostra come il popolo russo, inclusi gli artisti o anche la Chiesa, prenda le distanze dagli attacchi della Russia nei confronti dell’Ucraina.
Fonti
https://www.ilsole24ore.com/art/la-biennale-arte-una-forte-identita-femminile-AErJmjBB