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Bernini inedito in mostra alla Casa Museo Zani

salotto
Salone dell’ottagono. Parete meridionale con Venere nella fucina di Vulcano di François Boucher (1746-1747), su fondale del paravento Coromandel (fine XVII secolo) e Salotto Luigi XVI, coppia di sculture con Allegoria dell’Abbondanza e Dio Fiume di Filippo Parodi (1666-1670), lampada romana in bronzo dorato (seconda metà del XVIII secolo). Foto di Massimo Listri.

“Bernini Privato. La forza e l’inquietudine” in mostra alla Casa Museo Fondazione Paolo e Carolina Zani di Cellatica Dal’ 8 settembre al 29 ottobre.

Bernini, protagonista del Barocco Romano

La mostra dossier alla Casa Museo Fondazione Paolo e Carolina Zani celebra la produzione pittorica di Gian Lorenzo Bernini, uno dei massimi esponenti della cultura figurativa barocca della Roma del Seicento. La mostra espone una selezione di quattro dipinti autografi provenienti dalla collezione privata di Fabiano Forti Bernini, erede dell’artista. Il titolo della mostra va infatti a sottolineare l’intimità e la quotidiana dimensione privata che caratterizza la visione della Raccolta.

Il progetto espositivo è curato da Massimiliano Capella, direttore della Casa Museo, insieme a Steven F. Ostrow e Francesco Petrucci, due massimi esperti dell’artista barocco.

L’esposizione tratta il tema inedito della produzione berniniana nell’ambito della ritrattistica e della pittura di figura. Fornisce inoltre nuovi spunti per la conoscenza della pittura del Seicento.  Nel cuore della villa, nella sala dedicata alle temporary exhibitions, il bronzetto del David della Galleria Borghese è il perno attorno al quale ruotano le tele del Bernini. Esse raffigurano San Sebastiano, Sansone e il Leone, l’Angelo allegorico ed il Ritratto di Martino Martini

L’opera di Bernini ha influenzato la pittura barocca romana, donandogli un’impronta di forza e inquietudine che contraddistinse non solo gli esiti scultorei più alti dell’autore ma anche, come si può osservare in mostra, gli inediti esiti pittorici.

L’eclettismo e la poliedricità dell’artista

Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) è stato un’artista barocco particolarmente versatile e poliedrico.  Non a caso nella famosa biografia scritta da Filippo Baldinucci nel 1682 l’autore sottolineava l’eclettismo dell’artista. Bernini viene definito“in primo luogo scultore, poi architetto ed infine pittore”.

La vita privata di Bernini fu molto intensa fin da piccolo quando, nel 1606, arrivò a Roma da Napoli con i genitori. Il piccolo Bernini frequentava il prestigioso studio del padre, anch’esso scultore chiamato nella capitale dal cardinale Scipione Borghese. Lì apprese innanzitutto le basi della scultura e del disegno. Fin dalla giovane età si fece inoltre notare dal cardinale Borghese e da Papa Paolo V il quale lo definì “il Michelangelo del Seicento”.

Ancora nella bottega del padre, l’artista realizzò per il cardinale Scipione Borghese le quattro sculture della Galleria Borghese: il Ratto di Proserpina, Apollo e Dafne, Enea, Anchise e Ascanio e il celebre David”. Il bronzetto del David, coevo alla scultura marmorea e appartenente alla collezione privata Forti Bernini, è esposto in veste inedita in mostra.

Tra le opere scultoree più famose dell’artista si annoverano anche il baldacchino della Basilica di San Pietro in Vaticano e l’estasi di Santa Teresa nella chiesa di Santa Maria della Vittoria a Roma. Inoltre da architetto ed urbanista Bernini realizzò, solo per citare alcune opere, la Fontana dei Quattro Fiumi in Piazza Navona a Roma e la Scala Regia nel Palazzo Apostolico in Vaticano.

In sintesi, Bernini è considerato il protagonista della cultura figurativa barocca. La sua arte si caratterizza per la capacità di esprimere il movimento e la tensione emotiva delle figure rappresentate. Ha saputo creare opere che sembrano prendere vita propria, grazie alla loro capacità di comunicare emozioni e sentimenti.

Bernini in veste di pittore

L’indagine sulla produzione berniniana nell’ambito della ritrattistica e della pittura di figura è ancora aperta. I dipinti realizzati da Bernini – come riportato dal figlio Domenico Bernini nella sua biografia datata 1713 – si stima fossero tra i 150 e i 200. Quelli oggi noti e autografi, sono circa una ventina. L’ambito pittorico per quanto riguarda la produzione dell’artista risulta essere in gran parte inesplorato, ma sono evidenti gli influssi esercitati su stretti collaboratori di Bernini e artisti di altra formazione. Tra questi emergono figure come Carlo Pellegrini, Guidobaldo Abbatini, il Borgognone e Giovan Battista Gaulli ma anche Jan Miel, Giovanni Benedetto Castiglione e Carlo Maratti. 

Di notevole importanza risulta essere quindi l’esposizione promossa dalla Fondazione Zani che potrà fornire spunti di riflessione per studiosi e conoscitori. Le opere esposte forniscono infatti una visione approfondita della produzione pittorica di Bernini. Partendo da tele di forte dinamismo come il San Sebastiano e Sansone e il leone, si arriva alla matrice introspettiva della ritrattistica – con il Ritratto di Padre Martino Martinie all’impronta dei suoi collaboratoriL’angelo allegorico realizzato con Carlo Pellegrini -.

Le due tele cardine della mostra dossier sono il San Sebastiano e Sansone e il leone, due opere in cui la forza e l’inquietudine dello stile berniniano sono esaltate dal movimento e le torsioni dei soggetti.

San Sebastiano” e la svolta iconografica

Sebastiano
GIAN LORENZO BERNINI San Sebastiano, 1635-40, olio su tela, 96 x 72 cm, Roma, collezione Forti Bernini
Provenienza: Roma, Cardinal Francesco Barberini; Spagna, collezione privata; Roma, collezione Forti Bernini

Il San Sebastiano, esposto rare volte, si può collocare nella seconda metà degli anni trenta del XVII secolo. Corrisponde all’opera citata nell’inventario dei beni del cardinale Francesco Barberini del 1649 e questa tesi è confermata dalla presenza del sigillo del cardinale emerso sul retro della tela.

Invocato contro la peste, San Sebastiano, il martire giustiziato da Diocleziano, divenne soprattutto nel Cinque – Seicento un soggetto artistico molto diffuso. Gli artisti, come ad esempio Mantegna, Perugino, Guido Reni e Guercino, lo raffigurano legato ad un palo o ad un albero trafitto da frecce; con il corpo idealizzato in questi dipinti, il santo rivolge lo sguardo al cielo invocando un aiuto divino.

In una fase precedente Bernini affronta il soggetto in una scultura marmorea realizzata per la famiglia Barberini realizzando il santo sconfitto e morente poggiato su un albero. Nella tela l’artista invece si discosta completamente dalla sua scultura e dalla tradizione pittorica precedente offrendo una lettura innovativa dell’iconografia classica.

Qui San Sebastiano emerge da uno sfondo neutro scuro di ispirazione caravaggesca torcendosi con il suo corpo muscoloso fino a creare un contrapposto dinamico. Il santo è per la prima volta un uomo sensuale che non accetta il martirio e non invoca un aiuto divino ma rabbioso si cerca di liberare dalle corde dimenandosi. Bernini in quest’opera tratta il corpo del santo in maniera scultorea con un abile gioco di luci e di ombre e accentua il dinamismo anche tramite il particolare della mano frutto di un ripensamento.

“Sansone e il Leone”, la forza e il dramma

Sansone
GIAN LORENZO BERNINI (attrib.) Sansone ed il leone (o Davide uccide il leone), 1630-35, olio su tela, 87 x 70 cm
Roma, collezione Forti Bernini Provenienza: Roma, collezione Forti Bernini

Sansone e il Leone, esposta qui per la prima volta, si colloca nei primi anni trenta del XVII secolo. La committenza e l’origine sono ancora da stabilire.

Quest’opera enigmatica raffigura l’incontro di un uomo, visto da dietro e di tre quarti, con un leone. Il dibattito sul soggetto risulta essere ancora aperto e attualmente vi sono due possibili interpretazioni riferite ad episodi tratti dalla Bibbia ebraica: uno è l’episodio di Sansone e il leone (Giudici 14: 5-6) e l’altro è il racconto di Davide che uccide il leone (Samuele 17: 34-35). L’eroe è una figura muscolosa e seminuda che, con lo sguardo basso, cerca di spalancare le fauci della bestia; questa iconografia si accorda ad entrambi gli episodi.

Lo studioso Steven F. Ostrow attribuisce senza dubbi l’opera al maestro. La sua composizione dinamica, il trattamento scultoreo del corpo, la torsione della figura e le delicate rese di luce e ombra sono tipiche dell’artista. Inoltre lo sfondo definito “neotizianesco”, il panneggio e il volto avvicinano la tela ad altre opere del Bernini.

Il dialogo con la Casa Museo, una wunderkammer barocca

La mostra “Bernini Privato” entra in perfetto dialogo con la Casa Museo Fondazione Zani che costituisce una delle raccolte d’arte barocca più rilevanti d’Italia

Le opere di Bernini hanno permesso di porre un focus di approfondimento scientifico sulle oltre 100 opere di produzione barocca o tardo barocca presenti nella collezione permanente della Casa. Infatti tra le scelte collezionistiche di Paolo Zani si distinguono alcuni pezzi e complementi d’arredo di forte ispirazione berniniana come console, micro mosaici, sculture e vasi.

Tra le opere nel Salone dell’ottagono della villa spiccano le due sculture in legno dorato dell’allievo di Bernini Filippo Parodi. Esse rappresentano in modo sinuoso e plastico le due figure allegoriche Dio Fiume e Abbondanza. Accanto sono presenti due fastose console di impronta berniniana riccamente decorate da putti e foglie dorate che riconducono allo stile della scuola dell’artista.

Le opere del Bernini dialogano anche con la struttura scenografica della villa che riprende il modello di una domus romana con un impluvium attorno al quale sorgono gli undici ambienti che ospitano la collezione. Inoltre nell’ampio giardino all’italiana trovano posto opere di ispirazione all’artista come dinamiche statue allegoriche, busti di imperatori e vasi.

Accanto ai manufatti barocchi la Casa Museo espone oltre 1200 opere tra dipinti (Canaletto, Tiepolo, Guardi, Longhi e Boucher) arredi e complementi rococò francesi e veneziani che lasciano spazio ai visitatori di approfondire un discorso tematico più ampio.

Ninfeo
Giardino. Scorcio del Ninfeo con sculture francesi in piombo dorato (XVIII secolo). Foto di Massimo Listri

“Bernini privato” è il titolo scelto per questa mostra e posso affermare che coglie esattamente il concetto del Bernini che ho la fortuna di vivere tutti i giorni e che cercherò qui di raccontare in una prospettiva più intima e privata.

Fabiano Forti Bernini, erede dell’artista

Informazioni per la visita

Orari di apertura: da martedì a venerdì 9-13; sabato e domenica 10-17.

Biglietti: intero 12 euro, ridotto 10 euro. L’accesso alla Casa Museo e alla mostra è consentito solo con visita guidata su prenotazione.

Per ulteriori informazioni visitare il sito Fondazione Zani

Fonti

Fondazione Paolo e Carolina Zani

Collezione Galleria Borghese

di Sara Simonini

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