The Italian Museums Index

Per Diana! Giacomo Ceruti in mostra a Brescia

Giacomo Ceruti (Milano, 1698-1767) - Diana e le ninfe sorprese da Atteone, 1740-1743 circa - Olio su tela, 203 x 620 cm
Calvagese della Riviera, MarteS – Museo d’Arte Sorlini (deposito della Famiglia Sorlini)
Giacomo Ceruti (Milano, 1698-1767) – Diana e le ninfe sorprese da Atteone, 1740-1743 circa – Olio su tela, 203 x 620 cm
Calvagese della Riviera, MarteS – Museo d’Arte Sorlini (deposito della Famiglia Sorlini)


Il Museo d’Arte Sorlini di Calvagese della Riviera ospiterà fino al 30 luglio la mostra “PerDiana! Giacomo Ceruti, capolavori tra Lombardia e Veneto”.

L’esclamazione ‘Per Diana!‘ è un’invocazione ormai caduta in disuso (e qui anche ironica nel suo significato di stupore e meraviglia di fronte all’affascinante immagine della Dea). Essa rappresenta la sintesi del percorso dell’autore, che dalla fase dei pitocchi bresciani si evolve verso i modelli iconografici osservati durante il suo soggiorno in Veneto, fino ad arrivare alla rappresentazione di Diana nella grande tela esposta. La preposizione ‘per‘ assume quindi un significato transitivo, indicando un percorso verso una meta. Inoltre, il colore rosso, simbolo del MarteS, è anche un omaggio alla tecnica della sanguigna cara a Ceruti, eccezionalmente prestata dalla Veneranda Biblioteca Ambrosiana

Il percorso espositivo

Il progetto espositivo presso il Museo d’Arte Sorlini di Calvagese della Riviera (BS) ruota attorno a tre opere eccezionali di Giacomo Ceruti, che fanno parte della Collezione Sorlini e sono state rese pubbliche al MarteS.

La prima opera in mostra è “La vecchia contadina“, un ritratto magistrale che cattura l’espressività e la dignità della figura rappresentata.
La seconda opera, intitolata “Il bravo“, è un dipinto che mostra un uomo in abiti eleganti e fieramente posato.
Infine, la terza opera in mostra è una grande tela intitolata “Diana e le ninfe sorprese da Atteone“. Questo dipinto rappresenta un episodio tratto dalla mitologia greca, in cui il cacciatore Atteone viene trasformato in un cervo per aver sorpreso la dea Diana e le sue ninfe mentre si bagnavano in un ruscello.

Dopo la fase dei “pitocchi” nel periodo bresciano, Ceruti si immerse nella cultura figurativa veneta, veneziana e internazionale del XVIII secolo, dando vita a composizioni di soggetto mitologico.

La mostra segue un percorso cronologico e tematico, evidenziando da un lato l’attenzione empatica di Ceruti per la gente comune e i poveri, soprattutto durante i suoi primi anni a Brescia. Un esempio eccezionale e chiaro di questa fase è rappresentato da “La vecchia contadina” (1730-1733).
Dall’altro lato, vengono esplorati gli esiti successivi al soggiorno di Ceruti nel Veneto, testimoniati dalla grande tela commissionata dalla famiglia Calderara per il Palazzo omonimo a Milano (tra il 1740 e il 1743). Quest’opera è dedicata a “Diana e le ninfe sorprese da Atteone” e rappresenta un ulteriore sviluppo nello stile dell’artista.

Documento autografo di Ceruti

La mostra offre al pubblico l’unico documento autografo giunto fino a noi di Giacomo Ceruti, datato 9 gennaio 1733, che fornisce chiarezza sulle ragioni della sua partenza da Brescia e stabilisce la data esatta. Questa lettera, redatta nel momento finale del periodo bresciano del pittore, rivela che Ceruti fu costretto a lasciare la città a causa di difficoltà finanziarie. Attualmente, il documento è custodito presso l‘Archivio di Stato di Brescia.

Dopo essere giunto nel Veneto, Ceruti comprese che la pittura maggiormente richiesta dalla ricca committenza era quella che rispecchiava il gusto veneziano e internazionale di artisti come Giovan Battista Pittoni, Tiepolo e i grandi maestri internazionali, inclusi gli esponenti della pittura rococò francese.
Questo cambiamento nel contesto della committenza si riflette anche nel cambiamento stilistico di Ceruti. Come dimostra infatti l’opera di grande rilievo, “Diana e le ninfe sorprese da Atteone”, di proprietà della Collezione Sorlini e in mostra.

Un fattore fondamentale per Ceruti fu inoltre l’accesso alla Collezione veneziana del Maresciallo Johann Mathias von der Schulemburg, un collezionista di origine tedesca che aveva rapporti con i più importanti artisti del suo tempo. Questo gli permise di entrare in contatto con opere di artisti contemporanei come Sebastiano Ricci, Gianantonio Guardi, Giambattista Pittoni e Gianantonio Pellegrini.

All’interno della Collezione Sorlini, e quindi in mostra, è conservato un dipinto descritto negli inventari della Collezione Schulemburg: si tratta della tela raffigurante Santa Caterina d’Alessandria, realizzata tra il 1730 e il 1735 da Gian Antonio Pellegrini. Ancora oggi, è possibile notare nell’angolo in basso a sinistra il numero “286“, che fa riferimento alla raccolta del Maresciallo tedesco. Ceruti contribuì anche alla Collezione Schulemburg con alcune opere, tra cui alcune nature morte, che attualmente sono divise tra collezioni pubbliche e private.

Le tele Sorlini

L’imprenditore Luciano Sorlini, acquisì i tre dipinti nel 2007, i quali sono considerati opere fondamentali nel catalogo dell’artista, Giacomo Ceruti. Ognuno di essi merita il titolo di “capolavoro” e testimonia sia la produzione giovanile-bresciana che la fase matura-milanese del pittore.

La vecchia contadina” (1730-1733) fu scoperta dal conte bresciano Fausto Lechi nel 1953. È stata definita “una delle opere indimenticabili del Settecento europeo” a causa della sua iconicità.
Da sempre, viene presentata insieme a “Il bravo”: le dimensioni e le cornici sono identiche, ma la pennellata è più ampia e meno minuziosa rispetto a quella che rende viva “La vecchia contadina”.

Giacomo Ceruti (Milano, 1698-1767) - Diana e le ninfe sorprese da Atteone, 1740-1743 circa - Olio su tela, 203 x 620 cm
Calvagese della Riviera, MarteS – Museo d’Arte Sorlini (deposito della Famiglia Sorlini)
Giacomo Ceruti (Milano, 1698-1767) – Diana e le ninfe sorprese da Atteone, 1740-1743 circa – Olio su tela, 203 x 620 cm
Calvagese della Riviera, MarteS – Museo d’Arte Sorlini (deposito della Famiglia Sorlini)

La monumentale composizione “Diana e le ninfe sorprese da Atteone” (1740-1743) testimonia invece l’adesione dell’artista alla grande pittura veneta del Settecento. Quest’opera è eccezionale per le sue dimensioni e fa parte di un ciclo che include altre due tele dedicate alle storie di Diana, realizzate per Palazzo Calderara a Milano. Quella in mostra, con oltre 12 metri quadrati, è l’unica accessibile al pubblico grazie alla generosità di Sorlini.

Nonostante l’esplorazione di un nuovo linguaggio espressivo, Ceruti rimane fedele a se stesso e alla realtà, declinando anche le eleganze francesi di Boucher in un linguaggio autentico, concreto e reale. Questo è evidente nelle procaci ninfe, nei dettagli naturalistici delle rocce e della vegetazione, e nei cani tratti da incisori ben noti e abilmente utilizzati con disinvoltura e intelligenza.

Prestiti eccezionali

Per evidenziare l’importanza delle tre opere Sorlini, la mostra è accompagnata da un catalogo scientifico curato da Francesco Ceretti e presenta prestiti di straordinaria importanza. Durante gli anni in cui Ceruti completò “La vecchia contadina”, fu redatto l’unico documento autografo di Ceruti che ci è pervenuto fino ad oggi: una lettera scritta e firmata dal pittore nel momento finale del periodo bresciano.

La mostra al MarteS, grazie alla collaborazione con l’Archivio di Stato di Brescia, offre la possibilità di rivedere questo foglio presentato al pubblico, con una nuova e corretta attribuzione, dopo quasi sessant’anni di silenzio.

Giacomo Ceruti (Milano, 1698-1767) da François Boucher (Parigi, 1703-1770)- Studio preparatorio per Diana, 1740-1743 circa- Sanguigna, gesso rosso e bianco su carta vergellata, 66,9 x 55 cm
Milano, Veneranda Biblioteca Ambrosiana (cat. n. 4624 – inv. n. F 232 inf. n. 238) ©VENERANDA BIBLIOTECA AMBROSIANA /Malcangi/MONDADORI PORTFOLIO
Giacomo Ceruti (Milano, 1698-1767) da François Boucher (Parigi, 1703-1770)– Studio preparatorio per Diana, 1740-1743 circa- Sanguigna, gesso rosso e bianco su carta vergellata, 66,9 x 55 cm
Milano, Veneranda Biblioteca Ambrosiana (cat. n. 4624 – inv. n. F 232 inf. n. 238) ©VENERANDA BIBLIOTECA AMBROSIANA /Malcangi/MONDADORI PORTFOLIO

Una novità autentica è il disegno “Studio per Diana” (1740-1743), scoperto dallo studioso Francesco Frangi nel 1989, mai esposto prima e gentilmente concesso dalla Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano. Questo vibrante disegno a sanguigna conferma che Ceruti trasse l’immagine di Diana da un’acquaforte eseguita da Michel Aubert, che a sua volta si ispirò a un’opera di François Boucher. Ciò dimostra l’attenzione del pittore nei confronti della pittura rococò internazionale.

Inoltre, la mostra presenta un capolavoro assoluto del veneziano Giambattista Pittoni (Venezia, 1687-1767) intitolato “Diana e le Ninfe” (1723-1725), appartenente alle Civiche Raccolte di Vicenza e proveniente da Palazzo Chiericati. Quest’opera rappresenta lo stesso soggetto della tela Sorlini e stabilisce un immediato confronto iconografico con l’opera di Ceruti. Questa tela di Pittoni è un esempio della produzione contemporanea e perfettamente aggiornata a cui Ceruti aspirava e si sforzava di soddisfare la committenza più esigente.

 Giovanni Battista Pittoni (Venezia, 1687-1767) - Diana e le ninfe, 1723-1725 circa - Olio su tela, 147 x 197,5
Vicenza, Museo Civico di Palazzo Chiericati
 Giovanni Battista Pittoni (Venezia, 1687-1767) – Diana e le ninfe, 1723-1725 circa – Olio su tela, 147 x 197,5
Vicenza, Museo Civico di Palazzo Chiericati

L’allestimento

L’esposizione ‘PerDiana!’ rappresenta il primo progetto espositivo completamente sviluppato dal MarteS. Situata nel Salone di Diana al piano nobile di Palazzo Sorlini. La mostra mette in luce l’evoluzione artistica del pittore, anche in relazione alla storia collezionistica dell’imprenditore bresciano Luciano Sorlini (1925-2015). Sin dagli anni ’60, Sorlini iniziò ad acquistare dipinti antichi per le sue dimore, quando la pittura di Ceruti era molto ricercata e ambita da antiquari e collezionisti, soprattutto in Lombardia. Nel 1968, Sorlini acquisì le allegorie dell’Autunno e dell’Inverno, ritenute autentiche da Roberto Longhi e Stefano Bottari, che sono ancora oggi esposte nel Museo MarteS.

L’allestimento della mostra è scenografico e coinvolgente, cercando di suscitare suggestioni attraverso voci e suoni selezionati per creare l’atmosfera attorno alla produzione artistica e alle vicende di Giacomo Ceruti. Inoltre, la mostra presenta un breve filmato RAI del 1953 (della durata di 1 minuto e 15 secondi) dedicato alla mostra milanese che si tenne a Palazzo Reale, concludendo in modo emblematico con l’immagine delle ‘mani laboriose’ della vecchia contadina, oggi diventata parte della collezione Sorlini.

FONTI

MarteS
Arte.go
Finestrasull’arte

di Irene Tassi

Articoli correlati

Inizia a scrivere il termine ricerca qua sopra e premi invio per iniziare la ricerca. Premi ESC per annullare.

Torna in alto