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L’immortalità degli antichi egizi a Palazzo Sarcinelli

Sarcofago di Padimut, 1069 - 656 a.C.
Sarcofago di Padimut, 1069 – 656 a.C.

Dal 23 ottobre 2024 al 6 aprile 2025, a Palazzo Sarcinelli, nel centro storico di Conegliano (TV), si terrà la mostra “EGITTO. Viaggio verso l’immortalità”.

A cura dell’egittologa Maria Cristina Guidotti, organizzata da ARTIKA e da CP Contemporanea Progetti in collaborazione col comune di Conegliano, la totalità delle opere esposte sono state prestate dal Museo Egizio di Firenze (di cui la Guidotti è stata direttrice per vent’anni fino al 2019).

La mostra

Il percorso espositivo si snoda attraverso le sale del palazzo rinascimentale e gli oltre 100 reperti coprono cronologicamente quasi l’intera durata della civiltà egizia: dal Medio Regno (iniziato nel 2065 a.C.), continuando col Periodo Tolemaico (successivo all’invasione di Alessandro Magno) fino alla sua fine all’epoca Greco-Romana (I secolo a.C.).

Un’attenzione particolare è rivolta a opere come il sarcofago di Padimut, impreziosito da una ricca decorazione tipica delle dinastie XXI e XXII (1069-656 a.C.). Di grande interesse è anche la statua del sacerdote Henat, uno dei pochi esempi noti di dignitario raffigurato con una veste persiana, testimonianza del periodo in cui l’Egitto fu sotto il dominio dell’Impero Persiano (525-404 a.C.). Da segnalare inoltre la testa mummificata e la cassetta per shabti — piccole statuette funerarie — di Nekhtamontu, risalenti al periodo tra il 1550 e il 1070 a.C.

Cassetta per ushabti di Nekhtamontu, 1550-1070 a.C.
Cassetta per ushabti di Nekhtamontu, 1550-1070 a.C.
Esempio di cassetta di ushabti del Museo Egizio di Firenze (credits: Aurora Coldebella)
Esempio di cassetta di ushabti del Museo Egizio di Firenze (credits: Aurora Coldebella)

Una narrazione in cinque capitoli

Attraverso le cinque sezioni dell’allestimento, lo spettatore viene guidato attraverso i vari processi che i fedeli dell’epoca avrebbero vissuto, come un “moderno Dante”. Il percorso inizia esplorando le concezioni comuni dell’epoca riguardo alla morte e all’immortalità, e ai mezzi attraverso cui si credeva fosse possibile raggiungerla.

Alcuni concetti con cui partire

Gli antichi Egizi credevano che l’essere umano fosse composto da diverse parti, ciascuna fondamentale per raggiungere la vita eterna. Il jb, il cuore, era sia l’organo fisico che il centro delle emozioni; l’hekau, derivato da heka (“magia“), era l’essenza creatrice che permetteva di esistere; il ren era il nome proprio, essenziale per l’identità. Sekhem, sekhu e sheut riguardavano l’esistenza fisica e gli aspetti più profondi della personalità. Il ka rappresentava i ricordi terreni e permetteva ai vivi di interagire con il defunto tramite preghiere e offerte. Il ba, o “anima“, era la parte divina destinata a vivere per sempre nell’aldilà. Infine, l’ankh simboleggiava l’elemento luminoso che, dopo la morte, si ricongiungeva al creatore salendo al cielo.

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Maschera di mummia, 305 - 30 a.C.
Maschera di mummia, 305 – 30 a.C.

Canopo della defunta Takharet, 656 - 332 a.C.
Canopo della defunta Takharet, 656 – 332 a.C.
Statua di Ptah-Sokar-Osiride, 656 - 332 a.C.
Statua di Ptah-Sokar-Osiride, 656 – 332 a.C.
Statua del sacerdote Henat, 525 - 404 a.C.
Statua del sacerdote Henat, 525 – 404 a.C.

Il secondo capitolo è più tecnico e parla dei processi d’imbalsamazione e la mummificazione. Era una lunga e complessa pratica che comprendeva una disidratazione massiccia. Ancora oggi ci sfuggono tutti i passaggi e potevano cambiare, anche se non in maniera drastica, di regione in regione.

Falsi miti da sfatare

Molto comune è la credenza che gli antichi egizi vivessero preparandosi alla morte e che fosse un momento atteso, quasi di gioia. Falso. Gli egizi erano estremamente grati alla vita come esperienza e volevano vivere nel migliore dei modi il più possibile, perché questo avrebbe influenzato “il tipo di aldilà” di cui avrebbero goduto dopo la morte e gli avrebbe aiutati a sfruttare meglio il loro ka con i loro cari ancora in vita.

A causa di ciò i corredi funebri erano pieni di oggetti “bizzarri” che possono risultarci dei feticci infantili con la pretesa di non voler invecchiare e morire mai: un oggetto comune sia tra i più ricchi che i più poveri erano le statue serventi e le “case dell’anima”, veri e propri modellini che raffiguravano scene di vita quotidiana e che avevano la funzione di manifestare un certo stile di vita in pace con la natura per l’aldilà.

Dettaglio di stele dell'offerta con uomo che fa uso di loto blu, 1070 - 720 a.C.
Dettaglio di stele dell’offerta con uomo che fa uso di loto blu, 1070 – 720 a.C.

Informazioni utili

Luogo: Palazzo Sarcinelli, Via XX Settembre, 132, Conegliano TV.

Data: Dal 23 ottobre 2024 al 6 aprile 2025.

Orari: Dal mercoledì al venerdì: 10:00 – 13:00 e 14:00 – 19:00; sabato, domenica e festivi: 10:00 – 19:00

Biglietti: Intero € 15; ridotto € 13 (studenti 18-26 anni, soci enti convenzionati, gruppi oltre 10 persone); gruppi con visita guidata €12 (max 25 persone); bambini dai 6 ai 17 anni e disabili € 10; scuole € 7 (max 25 studenti a gruppo); cortesia per accompagnatori disabili € 5; gratuito per guide turistiche con tesserino, insegnanti accompagnatori di classi (max 2 per classe) e giornalisti con tesserino.

Telefono: +39 351 809 9706

Email: mostre@artika.it

Fonti

Studio ESSECI

ARTIKA

Museo Archeologico Nazionale di Firenze

Pietro Testa, Testi delle Piramidi, 2020

Boris De Rachewiltz, Il Papiro di Torino, 1992

di Aurora Coldebella

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