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La pittura del Seicento da Napoli a Bergamo

Martirio San Bartolomeo Luca Giordano
Luca Giordano, “Martirio di san Bartolomeo”, 1660-1665, Pedrengo (Bergamo), chiesa di Sant’Evasio Vescovo e Martire;

Fino al 1° settembre 2024 sarà possibile visitare la mostra “Napoli a Bergamo” presso l’Accademia Carrara di Bergamo.

Nell’immaginario collettivo, Napoli e Bergamo sono due città molto lontane tra loro e legate unicamente dall’appartenenza al territorio italiano; in pochi infatti si aspetterebbero l’esistenza di un legame storico-artistico tra la pittura napoletana del Seicento e la città lombarda. L’esposizione “Napoli a Bergamo. Uno sguardo sul ’600 nella collezione De Vito e in città”, in corso all’Accademia Carrara di Bergamo, vuole testimoniare proprio questa inaspettata connessione. La mostra è curata da Elena Fumagalli e Nadia Bastogi. L’Accademia Carrara è riuscita a collaborare con la Fondazione Giuseppe e Margaret De Vito, un’organizzazione presieduta da Giancarlo Lo Schiavo e diretta dalla stessa Nadia Bastogi, nata appunto grazie al collezionista Giuseppe De Vito. La Fondazione in questa occasione ha prestato più di una ventina di dipinti della propria collezione che documentano la pittura napoletana del Seicento.

“Cosa accomuna Napoli a Bergamo? A prima vista non molto. Eppure, alla fine del XVII secolo Bergamo cercò a Napoli gli artisti migliori per decorare i luoghi più sacri della città”. Queste parole di Martina Bagnoli, direttrice dell’Accademia Carrara, esplicitano alla perfezione la causa della connessione orobico-partenopea, fulcro di questa esposizione. Diversi grandi artisti partenopei all’epoca decisero di andare nel nord Italia anche grazie all’influenza di Venezia e dei suoi mercanti che avevano ottimi legami commerciali con il Viceregno e ne apprezzavano l’arte.

Lapidazione S.Paolo Luca Giordano
Luca Giordano, “Lapidazione di san Paolo”, 1660-1665, Pedrengo (Bergamo), chiesa di Sant’Evasio Vescovo e Martire;

Da Napoli a Bergamo: come è suddivisa l’esposizione

Il percorso espositivo concepito dalla curatela Fumagalli-Bastogi conta quaranta opere in totale ed è suddiviso in due macro-sezioni. La prima parte coincide sostanzialmente con i ventidue quadri prestati dalla Fondazione De Vito: questa sezione illustra l’ampio e variegato panorama in cui prese forma la pittura napoletana del Seicento, che annovera opere di autori che operarono a Napoli come Battistello Caracciolo, Massimo StanzioneJusepe de Ribera, Mattia PretiBernardo Cavallino. La seconda sezione invece comprende la ventina di opere restanti provenienti dal territorio lombardo, nello specifico da Bergamo e dintorni, ma eseguite da autori di provenienza partenopea. In questa parte spiccano i capolavori di Luca Giordano, che funge da elemento connettivo tra la prima e la seconda sezione della mostra. A lui è dedicata una sala intera contenente anche le sue quattro opere solitamente conservate presso la Chiesa di Sant’Evasio di Pedrengo (BG). Qui vi è anche un’altra sala dedicata interamente ai dipinti di Nicola Malinconico, un giovane allievo di Giordano.

Deposizione di Cristo dalla croce, Preti
Mattia Preti, “Deposizione di Cristo dalla Croce”, 1675 circa.
Vaglia (Firenze), Fondazione De Vito

Giovane che odora una rosa
Maestro degli Annunci ai pastori, “Giovane che odora una rosa (Allegoria dell’Olfatto?)”.
1635-1640 circa
Vaglia (Firenze), Fondazione De Vito

La prima sezione di opere in esposizione

All’inizio del percorso della mostra è possibile riconoscere un’eco caravaggesco nel naturalismo delle opere di Jusepe de Ribera, Battistello Caracciolo, Massimo Stanzione e il Maestro degli annunci ai pastori. Di quest’ultimo autore anonimo sono degni di nota i ritratti di pensatori e filosofi, figure maschili riprodotte dalla vita in su che esplorano temi quali l’inutilità dei beni terreni o la transitorietà della vita, proprio come nel Sant’Antonio di Ribera. Sono presenti anche mezze figure femminili di sante ed eroine bibliche, dipinte in pose ricercate e dotate di vesti ampie e preziose: questo tipo di ritratto piacque molto ai collezionisti di Napoli dell’epoca, tra cui vi era lo stesso Giuseppe De Vito. Autori di tali opere sono Paolo Finoglio, Andrea Vaccaro, Antonio De Bellis, Bernardo Cavallino, distinguibili per un’accentuata eleganza sia nelle forme fini che nella pittura.

La seconda sezione della mostra

Successivamente sono messi a confronto un dipinto degli anni Cinquanta di Mattia Preti e uno degli anni Settanta di Luca Giordano, l’autore che fa da cerniera tra la prima e la seconda parte dell’esposizione testimoniando la presenza a Bergamo della pittura partenopea. A quest’ultimo autore, come detto, è dedicata una sala intera, dove sono mostrate le quattro opere giovanili di Pedrengo insieme all’inedita Incoronazione di spine di proprietà dell’Accademia Carrara, appena restaurata e datata tra il 1656 e il 1660. Tali quattro dipinti giovanili, solitamente conservati nell’abside della Chiesa di Sant’Evasio sono per la prima volta esposte al pubblico in un museo e testimoniano le eccezionali abilità di Luca Giordano. In questi quadri, datati intorno al 1660-1665, è possibile notare l’influenza di Jusepe de Ribera. La Lapidazione di San Paolo, il Martirio di San Bartolomeo, il Martirio di Sant’Andrea e il Martirio di San Pietro possiedono infatti i toni scuri e il chiaroscuro tipici dell’artista esposto nella prima sezione. L’Incoronazione di spine tradisce invece l’influenza veneta in colore, effetti di luce e iconografia.

Incoronazione di spine, Giordano
Luca Giordano, “Incoronazione di spine”, 1656-1660, Bergamo, Accademia Carrara;

Bergamo, Napoli e… Venezia

All’interno della mostra è presente anche uninstallazione multimediale. Un’opera di Giordano, Passaggio del Mar Rosso e la gratitudine degli israeliti, è infatti presente tramite una proiezione e una versione di dimensioni ridotte attribuita a Antonio Cifrondi. Tale grande dipinto era destinato alla basilica bergamasca di Santa Maria Maggiore e inviato a Bergamo tramite Venezia nel 1682. Giordano fu incaricato di completare la navata principale di Santa Maria Maggiore, ma ciò non avvenne a causa della sua partenza per la Spagna.

Il legame di questa esposizione con Venezia è già stato messo in evidenza. Ciò nonostante vale la pena di aggiungere che grazie al mercante veneziano Simone Giogalli nel 1693 giunse a Bergamo Nicola Malinconico. A questo giovane allievo di Luca Giordano è dedicata l’ultima sala del percorsi espositivo, poiché egli fu molto attivo nel territorio bergamasco. Ciò è testimoniato in mostra anche grazie a sue opere prestate dalla Pinacoteca di Brera e dal Museo Filangieri di Napoli.

Informazioni utili

LUOGO: Accademia Carrara, Piazza Giacomo Carrara, 82, 24121 Bergamo BG

DATE: Dal 23/04/2024 al 01/09/2024

ORARI:
23/04 – 8/06
Lunedì, mercoledì, giovedì e venerdì: 9.00 – 19.00
Martedì: 9.00 – 13.00
Sabato, domenica e festivi: 9.30 – 20.00
9/06 – 1/09
Lunedì, mercoledì, giovedì e venerdì: 10.00 – 19.00
Martedì: 10.00 – 13.00
Sabato, domenica e festivi: 10.00 – 20.00

CONTATTI: 035 234396, info@lacarrara.it

Fonti

Accademia Carrara, Artribune, Finestre sull’Arte.

di Gabriele Curcio

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