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Niki de Saint Phalle per la prima volta al Mudec di Milano

Niki de Saint Phalle presso Soisy-sur-École, Aprile 1983 (Credits: Leonardo Bezzola)
Niki de Saint Phalle presso Soisy-sur-École, Aprile 1983 (Credits: Leonardo Bezzola)

Dal 5 ottobre 2024 al 16 febbraio 2025 al MUDEC si terrà una mostra retrospettiva sull’artista franco-americana Niki de Saint Phalle.

In questa esposizione temporanea, si avrà modo di conoscere Niki Saint de Phalle per la prima volta a Milano (ed in Italia): dalle esperienze traumatiche dell’infanzia, all’intenso legame con Tinguely, fino all’arte che le ha restituito la vita.

La mostra

La mostra “Niki de Saint Phalle” celebra l’artista franco-americana famosa per le sue iconiche “Nanas” colorate. Oltre alla sua arte vivace, l’esposizione esplora il suo impegno sociale e femminista, offrendo una nuova interpretazione del suo lavoro. Sebbene celebre a livello internazionale, Saint Phalle non ha ancora ricevuto un ampio riconoscimento in Italia come una delle principali figure dell’arte del XX secolo, nonostante il suo ruolo di spicco nelle avanguardie europee e statunitensi degli anni ’60 e ’70.

Prodotta da 24 ORE Cultura e promossa dal Comune di Milano, la mostra presenta 110 opere, tra cui sculture di grandi dimensioni, disegni, video e abiti della Maison Dior, che richiamano il suo passato di modella.

A cura di Lucia Pesapane, la retrospettiva è divisa in otto sezioni che ripercorrono la carriera di Saint Phalle, dal debutto fino agli ultimi lavori. La città di Milano offre così l’opportunità unica di scoprire anche l’opera del marito Jean Tinguely, in mostra all’Hangar Bicocca, celebrando il legame storico tra i due artisti e la città, che risale agli anni ’60.

“Dopo aver sparato contro la pittura, dopo aver gridato contro gli stereotipi di genere, Niki de Saint Phalle si circonda di un’armata di Nana per creare una nuova società matriarcale. Le sue sculture scendono in piazza, ballano, accettano e amano le loro curve sexy e generose, sono libere.

Lucia Pesapane
Introduzione. Gli esordi: tra Europa, Stati Uniti e Italia (ma anche Creta, Egitto, India, Messico)

Niki de Saint Phalle, influenzata dalla sua doppia nazionalità franco-americana e dall’arte globale, sviluppa fin dagli anni ’50 un linguaggio artistico originale. I suoi primi lavori risentono delle influenze di Jackson Pollock, Jean Dubuffet e delle sue visite al Metropolitan Museum di New York.

L’opera Nightscape (1959), esposta al Mudec, mostra una composizione senza prospettiva tradizionale. Negli anni ’60, attraverso performance provocatorie, Saint Phalle esprime la sua ribellione contro gli stereotipi di genere, creando le famose “Nanas“, sculture femminili libere e gioiose.

Tra le sue opere più significative spicca il Giardino dei Tarocchi a Capalbio, un capolavoro di scultura pubblica.

Niki de Saint Phalle al Mudec. Veduta d’allestimento.
Foto di Carlotta Coppo
Prima sezione. Fuoco a volontà

Tra il 1961 e il 1962, Niki de Saint Phalle realizzò circa venti “Tirs” (Spari), esplodendo sacchetti di pittura su tele con una carabina, in un atto catartico e creativo. Questi Spari, tra performance e pittura, riflettevano una critica alla violenza politica e sociale degli anni ’60, ma anche un’anticipazione di protesta femminista.

In mostra, si possono ammirare alcuni “Spari” della serie “Cattedrali” e “Altari“, in cui l’artista esprime il suo anticlericalismo, affascinata al contempo dalla natura collettiva delle cattedrali. Sono inoltre documentate performance eseguite a Milano nel 1970.

Seconda sezione. Prostitute, streghe, spose, madri, dee: verso una nuova società matriarcale

Nel 1960, Niki de Saint Phalle si trasferisce a Parigi, condividendo l’atelier con Jean Tinguely, suo compagno. Tra il 1963 e il 1965 realizza assemblaggi di oggetti in plastica e tessuto che rappresentano figure femminili mutilate o intrappolate in ruoli tradizionali, come spose o madri. Queste opere denunciano la condizione della donna negli anni Sessanta, costretta nei ruoli imposti dalla società patriarcale.

Le sue figure – streghe, prostitute, partorienti – sono simboli di ribellione contro queste gabbie sociali. Tra le opere esposte al Mudec, La Mariée à cheval e The Lady Sings the Blues (1965), omaggio a Billie Holiday, affrontano queste tematiche.

Terza sezione: Nana power and Black power

La terza sezione della mostra esplora la svolta artistica di Niki de Saint Phalle negli anni Sessanta e Settanta, quando inizia a creare le sue celebri “Nanas”. Queste sculture colorate, realizzate inizialmente in tessuto e cartapesta e poi in resina, rappresentano figure femminili potenti, rotonde e gioiose, incarnando un nuovo ideale di donna libera dagli stereotipi. Le Nanas, moderne versioni della Grande Madre arcaica, celebrano la femminilità e propongono una società matriarcale, anticipando concetti di “body positivity”.

Una parte della mostra è dedicata alle Nanas nere, ispirate alla sua esperienza nella segregata New York, e includono riferimenti a movimenti rivoluzionari afroamericani come i Black Panther Party. L’opera NO! della serie Remembering (1997) esprime la sua protesta contro le ingiustizie sociali e politiche. Tra le opere in mostra, spiccano Nana Chocolat (1968) e altre Nanas danzanti, simboli di forza, diversità e ribellione.

Niki de Saint Phalle, Le tre Grazie, 1995-2002 (Credits: 2024 NIKI CHARITABLE ART FOUNDATION)
Niki de Saint Phalle Le Trois Graces / Le tre Grazie, 1995-2002
© 2024 NIKI CHARITABLE ART FOUNDATION
Photo: Katrin Baumann
Niki de Saint Phalle, Lily o Tony, 1965 (Credits: 2024 NIKI CHARITABLE ART FOUNDATION)
Niki de Saint Phalle Lily ou Tony / Lily o Tony, 1965 – Prestatore: Collezione privata
© 2024 NIKI CHARITABLE ART FOUNDATION
Photo: Aurélien Mole

Quarta sezione. Sognare in grande: Il Giardino dei Tarocchi e le opere monumentali

Nel 1978, Niki de Saint Phalle inizia la costruzione del Giardino dei Tarocchi a Capalbio, su un terreno donato da Carlo e Nicola Caracciolo. Il parco ospita 22 sculture monumentali che rappresentano gli Arcani Maggiori dei Tarocchi, ricoperte di mosaici e ceramiche colorate.

Ogni opera interpreta una carta del tarocco, offrendo al visitatore un’esperienza immersiva in un mondo fantastico. La mostra include maquette, litografie e opere come La Stella e La Temperanza. Il Giardino dei Tarocchi riflette influenze etrusche e mediterranee, simboleggiando il potere trasformativo dell’arte e la visione collettiva dell’artista.

Quinta sezione. Impegno, giustizia, cura

Negli anni Settanta, Niki de Saint Phalle continua a criticare i ruoli imposti alle donne con opere come le Madri divoratrici. Negli anni Ottanta e Novanta, diventa una delle prime artiste a sostenere i malati di AIDS, toccata personalmente dalla perdita di amici e collaboratori.

Nel 1986, pubblica un libro educativo e inclusivo sull’AIDS per sfidare lo stigma sociale, promuovendo consapevolezza e amore senza giudizi. Il suo impegno evolve da un femminismo radicale a un umanesimo che abbraccia tutte le battaglie per l’uguaglianza. In mostra, sono presenti opere come obelischi colorati e sculture della serie Black Heroes, in omaggio agli afroamericani.

Sesta e settima sezione. Daddy & Mon Secret. Oggetti d’incontro, l’invito al dialogo.

Niki de Saint Phalle ha saputo sfruttare i media per promuovere la sua arte, simile ad artisti come Andy Warhol. Nella sezione “Daddy & Mon Secret” della mostra, vengono presentati video e interviste, oltre al film Daddy, in cui l’artista affronta il trauma dell’abuso subito da suo padre a 12 anni, esprimendo rabbia e desiderio di vendetta attraverso un gesto simbolico: uccidere il padre con 17 colpi di fucile. Questo lavoro, realizzato negli anni ’70, viene messo a confronto con il libro Mon Secret degli anni ’90, in cui emerge il tema del perdono, un passo fondamentale per la guarigione interiore dell’artista. La scrittura, come afferma Saint Phalle, l’ha aiutata a riflettere, perdonare e andare avanti.

Nella settima sezione, “Oggetti d’incontro, l’invito al dialogo”, viene esplorata la fusione culturale nella sua arte. Influenzata da culture mediterranee, orientali e mesoamericane, Saint Phalle integra simboli universali nelle sue opere. Il suo lavoro abbatte barriere tra culture, creando un dialogo tra diverse tradizioni. La sua arte è presentata in dialogo con collezioni etnografiche, come nelle opere “Nanas serpenti” e altre sculture, che interagiscono con oggetti di culture diverse, dimostrando la sua capacità di fondere mondi e linguaggi visivi.

Niki de Saint Phalle
The Tarot Garden / Il Giardino dei Tarocchi
1991
Prestatore: Il Giardino dei Tarocchi
© 2024 NIKI CHARITABLE ART
FOUNDATION
All rights reserved.
Photo: Ed Kessler
Niki de Saint Phalle The Tarot Garden / Il Giardino dei Tarocchi, 1991 – Prestatore: Il Giardino dei Tarocchi
© 2024 NIKI CHARITABLE ART FOUNDATION
Photo: Ed Kessler
Ottava sezione. La regina del deserto californiano.

Nella sezione “La regina del deserto californiano”, si esplora il lavoro di Niki de Saint Phalle negli anni ’90, quando si trasferisce a San Diego. Qui concepisce Queen Califia’s Magical Circle, un parco di sculture dedicato alla dea Califia, celebrando una figura femminile dalla pelle nera e riscrivendo la storia in chiave inclusiva. Al centro, Califia è circondata da un muro a forma di serpente e otto totem, tre dei quali sono esposti in mostra.

Le sue ultime opere, come i Teschi, affrontano il tema della morte con gioia e spiritualità. Inoltre, critiche all’ambiente e politiche sociali emergono nel suo eco-femminismo.

Vetrina esterna. Niki de Saint Phalle, un look eccentrico e chic. La moda al servizio dell’arte.

Niki de Saint Phalle si distinse per il suo stile eccentrico e chic, utilizzando la moda come mezzo espressivo. La sua filosofia era che l’abbigliamento dovesse riflettere i sentimenti e le rivendicazioni personali. Negli anni ’60, preferiva tute aderenti e stivali di Yves Saint Laurent e Marc Bohan, mentre negli anni ’70 adottava uno stile gipsy chic con le gonne di Thea Porter.

Negli anni ’80, sperimentò con lamé scintillante, spalline, caftani e kimoni orientali. La mostra include una selezione di abiti dal suo guardaroba personale, alcuni creati appositamente per lei da Marc Bohan, direttore artistico di Dior e suo collezionista.

Niki de Saint Phalle Heart / Cuore, 1963
courtesy Galerie Georges-Philippe et Nathalie Vallois & Niki Charitable Art Foundation
© 2024 NIKI CHARITABLE ART FOUNDATION
Photo: André Morin
Allestimento della mostra al MUDEC con in sfondo No! di Niki de Saint Phalle
Allestimento della mostra al MUDEC con in sfondo No! di Niki de Saint Phalle

La tortuosa vita di Niki de Saint Phalle

Niki de Saint Phalle, nome d’arte di Catherine-Marie-Agnès Fal de Saint Phalle, nasce nel 1930 a Neuilly-sur-Seine, in Francia, all’interno di una famiglia franco-americana benestante.

La Grande Depressione del 1929 ebbe un forte impatto sulle finanze della famiglia, costringendoli a trasferirsi a New York alcuni anni dopo. L’infanzia di Niki fu segnata da relazioni familiari difficili e violente, culminate a undici anni, quando subì abusi da parte del padre.

A 18 anni intraprese la carriera di modella per importanti riviste di moda come Vogue, Life e Harper’s Bazaar, nel tentativo di avvicinarsi al mondo del cinema. Tuttavia, il suo sogno si interruppe dopo il matrimonio precoce con lo scrittore americano Henry Matthews, un uomo violento, specialmente dopo la nascita delle loro due figlie.

La sua “arteterapia”

In seguito a un tentato omicidio, Niki venne ricoverata in un ospedale psichiatrico all’avanguardia a Nizza, su decisione della nonna paterna. Durante quel periodo, scoprì il suo amore per l’arte, iniziando con la pittura e la scultura, per poi espandersi in altre forme espressive.

La pittura divenne per lei una vera via di salvezza, un’attività con un forte potere liberatorio, che rappresentava una sorta di terapia per la sua anima.

La sua prima mostra si tenne in Svizzera nel 1956. In quegli anni conobbe Jean Tinguely, uno dei maggiori esponenti dell’arte cinetica. Tra loro si sviluppò una profonda affinità artistica, che portò Niki, dopo la separazione dal marito, a condividere uno studio con Tinguely a Parigi.

L’impegno Sociale

L’impegno sociale di Niki de Saint Phalle è una componente centrale del suo percorso artistico e personale. Fin dagli anni ’60, si distinse nei movimenti per la parità dei diritti, lottando per l’uguaglianza razziale e di genere. Negli anni ’80, fu anche protagonista di una campagna di sensibilizzazione sull’AIDS, a cui contribuì con forza dopo aver perso numerosi amici a causa della malattia.

Consapevole del proprio privilegio di donna bianca, occidentale e benestante, Niki sentiva una forte responsabilità nel battersi per il cambiamento delle leggi e lottare per una società più giusta e inclusiva.

Niki de Saint Phalle nel suo studio, 1962
©️ Photo by Giancarlo BOTTI/Gamma-Rapho via Getty Images
Niki de Saint Phalle nel suo studio, 1962
©️ Photo by Giancarlo BOTTI/Gamma-Rapho via Getty Images

Informazioni utili

Luogo: Museo delle Culture di Milano

Indirizzo: Via Tortona 56, 20144 Milano (MI)

Data: Dal 5 ottobre 2024 al 16 febbraio 2025

Orari: Lunedì 14:30 – 19:30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9:30 – 19:30; giovedì e sabato 9:30 – 22:30

Biglietto: Intero € 18; ridotto € 16; ridotto dai 6 ai 13 anni ed Accademia Teatro della Scala € 12; prezzo speciale € 14; Frecciarossa ed ATM € 10

Acquisto online e informazioni: helpdesk@ticket24ore.itufficiogruppi@ticket24ore.it

Telefono: 0254917

Email: info@mudec.it

Fonti

MUDEC

di Aurora Coldebella

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