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Foto senza fissa dimora: sguardo silenzioso su Lodi

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“Un movimento che amo “. S . Y .

Fino al 27 ottobre 2024, all’interno del circuito OFF del Festival della Fotografia Etica di Lodi, si potrà vedere la mostra “Foto Senza Fissa Dimora”. Questa esposizione itinerante, composta da 10 fotografie distribuite in cinque diversi punti della città, offre una prospettiva unica: racconta Lodi attraverso gli occhi delle persone senza fissa dimora, che hanno catturato con i loro scatti i “loro” luoghi più significativi.
L’iniziativa invita il pubblico a osservare la città da un’angolazione diversa, esplorando la quotidianità e le emozioni di chi vive la strada. Le fotografie diventano così una testimonianza personale e potente, in grado di sensibilizzare i cittadini sul tema della marginalità sociale.
La mostra è stata realizzata grazie all’impegno dell’équipe multidisciplinare dell’Area Grave Emarginazione Adulta (GEA) composta da operatori di Ufficio di Piano Ambito di Lodi, di Fondazione Caritas Lodigiana, della Cooperativa Sociale Eureka! e di Famiglia Nuova Cooperativa Sociale con il supporto del Comune di Lodi.
L’obiettivo è costruire un ponte di empatia tra la comunità e chi spesso viene dimenticato.
I partecipanti al progetto, provenienti principalmente dall’Africa Subsahariana e dal Nord Africa, ma anche dall’Italia, hanno immortalato i luoghi della città che per loro sono più significativi. Questi scorci, che richiamano ricordi ed emozioni, sono accompagnati da didascalie scritte dai partecipanti stessi.

foto senza fissa dimora lodi fiume
“L’albero è come la vita. Quando non c’è l’acqua, l’albero è morto. Ha bisogno di essere nutrito per vivere. Più viene annaffiato in estate e più è bello “. E . M . M . E . N

Dove trovare le foto senza fissa dimora

Le foto sono distribuite nella città di Lodi e contrassegnate dal simbolo dell’infinito ∞. Per non perderne nessuna qua le indicazioni di dove si trovano. Non è presente il punto preciso, sta alla persona scoprire i punti di vista che più hanno colpito i fotografi di questa mostra.
4 foto in Piazza Broletto, 1
3 foto in Via Lungo Adda Bonaparte
2 foto in Piazzale della Stazione, 12
1 foto nel Parco di Villa Braila, Viale Italia, 1-35
1 foto in Via Legnano 1

foto senza fissa dimora lodi albero
“Ci sono delle rocce che creano un vortice di acqua, una cascata. In genere le persone vedono un corso d’acqua agitato con la corrente forte come pericoloso, io vedo però, che l’acqua che si infrange sulla pietra è più pulita rispetto all’acqua che ha un corso più tranquillo. Proprio come la vita: spesso quando si è in “subbuglio”, in difficoltà, le persone che non capiscono le difficoltà che stai affrontando ti chiamano con molti nomi (barbone, drogato, stupido, nulla facente). Io mi sento di essere come l’acqua su quella pietra, non molto tranquillo ma pulito e trasparente.” I . C . I

Il gruppo di lavoro

Antonino Giovinetto, coordinatore dell’équipe Grave Emarginazione Adulta per l’ambito territoriale di Lodi, spiega: «Lo scorso anno, avevamo pensato di coinvolgere gli utenti del Centro Servizi Casa San Giuseppe nell’allestimento/smontaggio/personale presente nelle location delle mostre del Festival della Fotografia Etica edizione 2023, ma l’idea era venuta troppo tardi e non abbiamo avuto il tempo per organizzarci. Quest’anno invece, muovendoci con anticipo, abbiamo pensato di renderli protagonisti attivi, chiedendo loro di fotografare con i telefoni cellulari i luoghi che frequentano o evocano suggestioni. L’idea è piaciuta e l’abbiamo sviluppata». Giovinetto prosegue: «Dopo aver raccolto gli scatti, abbiamo chiesto ai “fotografi”: Perché hai scattato questa foto? Ne sono emersi pensieri e vissuti importanti, che hanno poi trasmesso all’interno delle didascalie. Gli scatti non saranno forse dei capolavori, ma il pensiero che c’è dietro lo è davvero, e merita di ottenere voce all’interno del festival».

Gli operatori dell’équipe GEA (Grave Emarginazione Adulta) hanno svolto un ruolo fondamentale, in particolare nella fase di coordinamento con i partecipanti senza fissa dimora. Mattia Paladini, educatore di Cooperativa Sociale Eureka!, sottolinea la sfida di coinvolgere persone: «Alcuni faticavano a trovare la motivazione per partecipare e c’è stato bisogno di un delicato lavoro di fiducia. Altri, pur accettando, faticavano o a trovare un soggetto da fotografare o a verbalizzare un significato profondo alle immagini che scattavano, anche per una barriera linguistica. Altri invece si sono prestati volentieri e non ci sono state difficoltà a coinvolgerli nel progetto. Alla
fine, abbiamo ottenuto scatti che vanno oltre la superficie, rivelando emozioni, ricordi e significati più intimi. Anche se questo progetto non cambierà radicalmente le loro vite, mira a dare loro l’opportunità per risignificare simbolicamente e affettivamente le proprie capacità e risorse nelle condizioni di vita attuali e non solo. Il fatto di vedere le proprie foto esposte e riconosciute potrebbe essere un piccolo passo, nel complesso, verso il rafforzamento dell’autostima e della consapevolezza
personale di persona dotata di protagonismo e risorse».

Alessandro Curci, educatore di Fondazione Caritas Lodigiana, aggiunge: « I ragazzi che abbiamo coinvolto hanno circa 30 anni, sono in Italia da sei o sette mesi e si rivolgono a noi per affrontare le sfide quotidiane. Farli partecipare a un’esperienza così diversa è stato fondamentale: ci hanno visto fuori dal contesto del Centro Diurno, in una situazione nuova, e questo ha permesso loro di lasciarsi andare. Li abbiamo visti sorridere come non era mai accaduto. Li abbiamo aiutati a esprimersi in italiano e a esprimere ciò che sentivano nel cuore, insegnando loro nuove parole che non avevano mai utilizzato. Spero davvero che ci siano altre iniziative simili, che possano renderli protagonisti di qualcosa di significativo, al di là delle mere esigenze di sopravvivenza che spesso dominano il nostro
lavoro».

Manifesto 50x70cm

La critica

La fotografa e arteterapeuta Alessandra Di Consoli, offre un’interpretazione critica della mostra senza fissa dimora: «La fotografia è uno strumento potente che permette di dare voce a chi spesso non ne ha. Le immagini che vedrete raccontano una città fatta di sguardi discreti, spazi di riflessione e silenzio, dove la quotidianità si intreccia con l’esperienza di chi vive ai margini. “Sono qui, guardatemi, questo è il mio sguardo, questo è il mio sentire” è quello che le foto raccontano».

Tutte le immagini della mostra itinerante, sguardi diversi su Lodi

Una riflessione finale

Simonetta Pozzoli, Assessore al Welfare, Politiche familiari, di conciliazione e coesione sociale del Comune di Lodi ci spiega: << Le città spesso vivono la presenza delle persone senza fissa dimora tra l’indifferenza e l’intolleranza ma soprattutto nella mancata conoscenza delle situazioni concrete di chi vive in strada. Questa mostra ci regala la possibilità di scoprire che le persone senza fissa dimora non sono una “categoria” ma persone che elaborano sguardi, che vivono emozioni, che vivono la città da una loro particolare prospettiva. È grazie all’équipe Grave Emarginazione Adulta che questa mostra può arricchire il Festival della Fotografia Etica, grazie al lavoro di operatori e operatrici che non solo si preoccupano delle necessità materiali delle persone senza fissa dimora ma sanno intessere relazioni significative che intercettano il valore di ogni persona e quindi i suoi pensieri, desideri e sofferenze. Si tratta di un servizio che collabora strettamente con il servizio sociale e che se anche finora poco conosciuto, opera senza sosta in città e nel territorio con grande professionalità e attenzione. Grazie a questo servizio ma soprattutto grazie a questi nostri concittadini e concittadine, pur senza fissa dimora ma presenti con i loro sguardi tra noi. >>

Gli enti coinvolti per la mostra Foto senza fissa dimora

La mostra è promossa dall’Azienda Speciale Consortile Servizi Intercomunali in qualità di Ente Capofila dell’Ambito territoriale di Lodi all’interno delle attività previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), Missione 5 “Inclusione e coesione”, in partenariato con il Comune di Lodi, Fondazione Caritas Lodigiana ETS, Eureka! Cooperativa Sociale e Famiglia Nuova – società cooperativa sociale onlus.
Il Comune di Lodi ha inoltre offerto gratuitamente lo spazio per l’esposizione delle fotografie, dimostrando il suo supporto attivo nel sensibilizzare la comunità sul tema della marginalità sociale.


Per saperne di più sulle foto senza fissa dimora e sul progetto GEA

Info sulla pagina web https://www.ufficiodipiano.lodi.it
oppure inquadrando il QR code presente sulle fotografie esposte.

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