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La fotografia umanista di Sabine Weiss

Fotografia di Sabine Weiss rappresentante due coppie che si baciano su una panchina.
Amoreux, Place République, Parigi, 1955, Sabine Weiss

Dall’11 marzo 2022 sarà possibile ammirare alla Casa dei Tre Oci di Venezia Sabine Weiss. La poesia dell’istante.

Sabine Weiss e la fotografia umanista

Per la prima volta in Italia una grande retrospettiva della fotografa umanista Sabine Weiss. Nata il 23 luglio 1924 a Weber, in Svizzera, risulta essere una delle pochissime donne appartenenti alla corrente della fotografia umanista. Si avvicina a quest’arte in tenera età e ottiene, nel 1945, la qualifica di fotografa. Un’anno dopo si trasferisce a Parigi dove diventa assistente di Willy Maywald, fotografo di moda, e sposa negli stessi anni l’artista Hugh Weiss. E’ a partire dagli anni ’50 che la carriera di Sabine Weiss subirà una prima svolta. Nel 1952 inizia il suo lavoro all’Agenzia Rapho, una delle più antiche agenzie di stampa specializzate in questo ambito. Qui conoscerà i maggiori esponenti di questa corrente come Robert Doisneau, Willy Ronis, Edouard Boubat, Brassaï, Izis e l’unica altra donna Janine Niépce.

Da questo momento il lavoro della Weiss si moltiplicherà, dalle numerose pubblicazioni delle sue fotografie sui giornali internazionali, alla mostra del 1953 Post War European Photography al MOMA di New York, alla personale dell’anno successivo all’Art Institute di Chicago. Il lavoro artistico di Sabine Weiss si colloca in vari ambiti, dalla fotografia di moda ai reportage, da soggetti umili e sconosciuti, ai più grandi artisti e personaggi del mondo dello spettacolo. Il fulcro e il punto d’incontro di questi diversi mondi è la volontà sempre costante di rappresentare le emozioni e gli stati d’animo dei soggetti raffigurati.

La fotografia umanista francese si pone come obiettivo quello di rappresentare la quotidianità della vita osservando le emozioni delle persone. Nata sul finire della Seconda guerra mondiale, periodo in cui i diritti delle persone vengono schiacciati sotto la prepotenza della guerra, questo tipo di fotografia vuole sensibilizzare l’osservatore sui problemi sociali, guardando soprattutto alle classi meno abbienti.

Per essere potente, una fotografia deve parlarci di un aspetto della condizione umana, farci sentire l’emozione che il fotografo ha provato di fronte al suo soggetto.

SABINE WEISS

La Casa dei Tre Oci

Nella suggestiva cornice della Casa dei Tre Oci di Venezia verranno esposte, per la prima volta in Italia, 200 opere realizzate da Sabine Weiss.

Nel 1913 l’architetto e artista Mario De Maria disegna la “Casa dei Tre Occhi“, così tradotta dal veneziano. Questo edificio diventa simbolo dello stile gotico veneziano e, durante il ‘900, luogo di produzione artistica e culturale ospitando gli artisti della Biennale o figure di fama internazionale. Nel 2000 la Fondazione di Venezia lo acquista trasformandolo nel 2012 in uno spazio espositivo aperto al pubblico. Laboratori, workshop, conferenze, eventi legati alla fotografia sono solo alcune delle innumerevoli attività a cui si può partecipare in questo luogo.

La mostra di Sabine Weiss, realizzata anche per celebrare la scomparsa dell’artista risalente al dicembre 2021, è curata da Virginie Chardin. La retrospettiva è promossa dalla Fondazione di Venezia e realizzata da Marsilio Arte in collaborazione con Berggruen Institute. Prodotta dallo studio Sabine Weiss di Parigi e da Laure Delloye-Augustins.

Veduta esterna della Casa dei Tre Oci di Venezia.
La casa dei Tre Oci vista dall’esterno. Fotografia di Luca Zanon

La fotografia umanista in Sabine Weiss. La poesia dell’istante

Riferendosi alla fotografia umanista di Sabine Weiss la curatrice della mostra Virgine Chardin dice «in essi si registra una straordinaria vivacità intellettuale con note sentimentali, incentrate sulla solitudine, sulla fede e sui momenti di riflessione dell’esistenza». Questa è forse la chiave di lettura principale in cui si deve inquadrare l’opera di questa potente fotografa.

Il percorso espositivo, del quale anche la stessa Weiss ha potuto decidere alcuni passaggi, si struttura idealmente in cinque sezioni. Seguendo un ordine cronologico, si parte dagli anni ’50 per arrivare fino agli anni ’80 con le serie realizzate sui manicomi e le fotografie di bambini e passanti. In una seconda sezione sono esposti i ritratti di alcuni artisti o personalità dello spettacolo come ad esempio Annette e Alberto Giacometti, Robert Rauschenberg, Ella Fitzgerald,  Brigitte Bardot.. Proseguendo nel percorso espositivo si può ammirare una selezione di opere americane. Da dopo il 1955 il New York Times pubblica alcuni dei suoi scatti intitolandoli “I newyorkesi (e la Washington) di una parigina”. Queste immagini sono quasi tutte inedite e vengono esposte per la prima volta in Italia in occasione di questa mostra. Grande spazio è lasciato anche alle opere degli anni ’80 durante i viaggi della fotografa in Egitto, Birmania, Bulgaria, India e Portogallo. Un’ultima sezione è dedicata ad alcuni estratti da film documentari a lei dedicati. Alcuni esempi sono La Chambre Noire del 1965; Sabine Weiss nel 2005; Il mio lavoro come fotografa del 2014.

Oltre ad essere la prima grande retrospettiva su questa artista organizzata in Italia, il lavoro di Sabine Weiss offre un chiaro quadro della situazione in Europa e America dagli anni ’50 fino agli ’80. Grazie all’aiuto delle nuove piccole e maneggevoli macchine fotografiche uscite in quegli anni, i fotografi umanisti riescono a catturare i gesti quotidiani delle persone, il loro stato d’animo e le loro emozioni. Inoltre, non meno importante, proprio negli estratti dei film racconta le difficoltà legate all’essere una delle uniche donne inserite in quel contesto.

Fotografia di Sabine Weiss rappresentante un gruppo di bambini.
Porte de Saint Cloud, Paris, France. 1950, Sabine Weiss

Fonti

Casa dei Tre Oci

Internazionale

Exibart

MOMA New York

Di Arianna Ferrero

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