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“Artisti in guerra” nella mostra al Castello di Rivoli

Artisti in guerra / Artists in a Time of War Veduta dell’allestimento della mostra al / Installation view of the exhibition at Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino Foto / Photo Sebastiano Pellion Courtesy Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
Artisti in guerra / Artists in a Time of War Veduta dell’allestimento della mostra al / Installation view of the exhibition at Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino Foto / Photo Sebastiano Pellion Courtesy Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino

Fino al 19 novembre 2023, il Castello di Rivoli presenta la mostra “Artisti in guerra“, curata da Carolyn Christov-Bakargiev e Marianna Vecelli.

L’inizio del programma espositivo del 2023 presso il Castello di Rivoli presenta una mostra di grande rilievo al terzo piano della Residenza sabauda.
Questa esposizione mette in mostra le opere di illustri artisti come Francisco Goya, Salvador Dalí, Pablo Picasso, Lee Miller, Zoran Mušič, Alberto Burri, Iri e Toshi Maruki, Fabio Mauri, Bracha L. Ettinger, Anri Sala, Michael Rakowitz, Dinh Q. Lê (con opere, tra gli altri, di Le Lam, Phan Oanh, Nguyen Thu, Truong Hieu, Nguyen Toan Thi, Kim Tien, Quach Phong, Huynh Phuong Dong, Minh Phuong), Vu Giang Huong, Rahraw Omarzad e Nikita Kadan.

L’ esposizione rivela oltre 140 opere di 39 autori, tutti provenienti da contesti di guerra passati e presenti. Queste opere, intrise di empatia e profonda sofferenza, trasmettono non solo il disagio, ma anche una grande umanità.

Veduta dell’allestimento della mostra al / Installation view of the exhibition at Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino Foto / Photo Sebastiano Pellion Courtesy Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
Veduta dell’allestimento della mostra al / Installation view of the exhibition at Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino Foto / Photo Sebastiano Pellion Courtesy Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino

Ispirazione e prestiti

La mostra si ispira a Desastres de la Guerra (Disastri della guerra) di Francisco José de Goya y Lucientes, creata tra il 1810 e il 1815. Lui sviluppa il tema della guerra e dei traumi post-traumatici attraverso opere storiche e nuovi progetti realizzati da importanti artisti contemporanei.

“Artisti in guerra” comprende prestiti da prestigiose istituzioni italiane e internazionali, sia pubbliche che private, oltre a due commissioni speciali.
L’artista afgano Rahraw Omarzad (Kabul, 1964) e l’artista ucraino Nikita Kadan (Kiev, 1982) hanno creato opere inedite appositamente per l’occasione.
Entrambi gli artisti condividono una pratica che si collega all’impegno culturale, offrendo un messaggio di impatto emotivo, umano, sociale e politico.
Le loro opere, nate da scenari di conflitto e profondi cambiamenti geopolitici, invitano alla riflessione sull’importanza di trovare narrazioni che promuovano la cura e la pace.

“Questa mostra, ultima del percorso espositivo artistico di Espressioni che si è sviluppato negli anni, raccoglie una riflessione profonda sulla contemporaneità, grazie al lavoro degli artisti che attraverso i secoli hanno saputo raccontare le discontinuità del presente e la conflittualità, interpretata attraverso la loro personale sensibilità nel tempo che stavano vivendo. Le opere esposte riescono così a scuotere il pubblico su tematiche controverse e difficili, rappresentando gli orrori della guerra, trasversali a tutti i conflitti. Ringrazio Carolyn Christov-Bakargiev e Marianna Vecellio per questo coraggioso progetto destinato a fare riflettere la coscienza collettiva”.

Francesca Lavazza, presidente del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
Rahraw Omarzad New Scenario (Nuovo Scenario), 2022-2023 fermo immagine / video still video HD, colore, suono / video HD, color, sound  27’ / 27 min. Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
Rahraw Omarzad New Scenario (Nuovo Scenario), 2022-2023 fermo immagine / video still video HD, colore, suono / video HD, color, sound  27’ / 27 min. Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino

Il percorso espositivo: atrio terzo piano

Il percorso espositivo inizia nell’atrio del terzo piano, dove c’è una selezione di immagini fotografiche d’archivio provenienti dalle Collezioni della GAM di Torino. Queste immagini ritraggono la città di Torino devastata dai bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale (1939-1945).

Accanto alle fotografie, viene esposta la scultura “Il bacio di Giuda” di Ettore Ximenes, gravemente danneggiata durante gli attacchi aerei degli eserciti alleati nel 1942. Per questo motivo è presentata con una cassa contenente i suoi frammenti.

In questa stessa area, si trova anche il lavoro di Iri e Toshi Maruki, testimoni diretti degli effetti delle esplosioni nucleari ad Hiroshima e Nagasaki.

Piazza S. Carlo. Palazzo Turinetti di Pertengo, ora Renato Faliçon oppure Palazzo Renaud di Faliçon dopo le incursioni aeree del luglio 1943 – Archivio Fotografico della Fondazione Torino Musei
Piazza S. Carlo. Palazzo Turinetti di Pertengo, ora Renato Faliçon oppure Palazzo Renaud di Faliçon dopo le incursioni aeree del luglio 1943 – Archivio Fotografico della Fondazione Torino Musei

Nella stessa sala, vengono esposti anche reperti fotografici militari provenienti da riviste dell’epoca, che costituiscono l’opera concettuale “Linguaggio è guerra” del 1974 di Fabio Mauri. Profondamente colpito dalla scoperta dell’Olocausto, l’artista italiano fu internato in un ospedale psichiatrico fino ai primi anni ’50, attraversando crisi mistiche. A partire dalla fine degli anni ’50, sviluppò un’arte che esplorava il legame tra bellezza, male, ideologia e potere. In “Linguaggio è guerra”, Mauri riflette, all’inizio degli anni ’70, sul rapporto tra la manipolazione ideologica (il linguaggio) e la guerra in generale.

Sala 34

Nella Sala 34, l’ambientazione è data dalla Guerra d’Indipendenza spagnola (1808-1814), che funge da sfondo per i “Disastri della guerra” di Francisco José de Goya y Lucientes. Questo celebre ciclo di 80 incisioni, la cui prima edizione risale al 1863, è stato realizzato durante il periodo segnato dal conflitto con gli invasori napoleonici francesi.

Le immagini in primo piano di corpi e volti tormentati dalla sofferenza, rappresentate da Goya, sono esposte in dialogo con le opere dell’artista sloveno Anton Zoran Mušič (Boccavizza, 1909 – Venezia, 2005). Negli anni ’30, prima della guerra, Mušič ebbe l’opportunità di ammirare e studiare le opere di Goya a Madrid. Mušič è uno dei pochi artisti moderni ad aver vissuto in prima persona l’orrore della Seconda Guerra Mondiale. Nel novembre del 1944, fu internato nel campo di Dachau perché rifiutò di arruolarsi nelle SS. Oltre a una considerevole serie di opere intitolata “Nous ne sommes pas les derniers” (Noi non siamo gli ultimi), 1970-1988, verranno presentati anche i primissimi disegni realizzati da Mušič a Dachau nella primavera del 1945.

FRANCISCO JOSÉ DE GOYA Y LUCIENTES – Desastres de la Guerra, 1810-1815
FRANCISCO JOSÉ DE GOYA Y LUCIENTES – Desastres de la Guerra, 1810-1815

Sala 35 della mostra ‘Artisti in guerra’

Nella Sala 35, la Seconda Guerra Mondiale è esplorata attraverso una selezione di opere che entrano in dialogo con il dipinto “Tête de femme” (Testa di donna), del 1942, realizzato da Pablo Picasso durante il pieno conflitto. Questa opera si basa in parte sul celebre dipinto “Guernica” del 1937, con cui condivide l’uso di una tavolozza di neri e grigi. Il volto straziato e diviso in due della figura dell’artista e amica Dora Maar, probabile soggetto del ritratto, presenta somiglianze con le figure femminili raffigurate in “Guernica”. Il grande dipinto fu realizzato nella primavera del 1937 in memoria del tragico bombardamento della cittadina basca, avvenuto il 26 aprile 1937 per mano dell’aviazione nazi-fascista.

Nella Sala 35 è presente inoltre l’opera “Composition avec tour” (anche intitolato Bozzetto per sipario di scena di “Café de Chinitas”) di Salvador Dalí, realizzata intorno al 1943. Dalí, tra i più celebri artisti surrealisti, dipinse i disastri della guerra civile spagnola e della Spagna autarchica durante la Seconda Guerra Mondiale. Dalì creò opere “critico-paranoiche” caratterizzate da paesaggi spagnoli onirici e desolati.
Questo dipinto è un bozzetto per uno dei sipari realizzati per la coreografia dell’amica Encarnación López Júlvez, conosciuta come La Argentinita, famosa ballerina e coreografa.

SALVADOR DALÍ - Composition avec tour, 1943
     SALVADOR DALÍ – Composition avec tour, 1943

Gli elementi del dipinto di Dalí sono ricchi di riferimenti alla situazione in Europa nel 1943. Attraversato da un muro centrale, il dipinto mostra a destra uno scenario in rovina con un edificio razionalista di ascendenza metafisica e una stella blu. La stella, oltre a rappresentare il cartello del caffè, potrebbe alludere anche alla stella di David, simbolo delle sofferenze dell’Europa dominata dalle leggi razziali. Dall’altra parte del dipinto, a sinistra, pende una bandiera rossa, simbolo del socialismo rivoluzionario che in quel periodo si schierava contro i fascismi.

Alberto Murri, Elizabeth (Lee) Miller e Bracha L. Ettinger

Nella sala 35 troviamo anche Alberto Burri (Città di Castello, 1915 – Nizza, 1995), uno dei principali artisti italiani del XX secolo.
Burri ha rivoluzionato il linguaggio artistico nel secondo dopoguerra con la sua arte astratta e materica di grande impatto. Durante la prigionia nel campo di Hereford, Texas, dal 1943 al 1946, Burri decide di abbandonare la professione medica per dedicarsi esclusivamente all’arte.
In mostra è esposto il suo primo dipinto, “Texas” del 1945, un paesaggio rosso e ocra quasi astratto che rappresenta il periodo iniziale dell’artista.
Accanto a esso, sono presenti due Sacchi di Burri degli anni ’50, realizzati con la iuta strappata e ricucita, che esprimono la realtà dell’esperienza umana senza la necessità di rappresentazione figurativa.

La Sala include anche le fotografie in bianco e nero di Elizabeth (Lee) Miller (Poughkeepsie, 1907 – Chiddingly, 1977), una fotografa surrealista che è stata allieva di Man Ray e successivamente è diventata una famosa fotografa di moda e reporter. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Miller divenne una rinomata corrispondente di guerra per Vogue magazine e documentò l’ingresso nei campi di concentramento di Buchenwald e Dachau.
In questa mostra, le sue fotografie di Dachau possono essere confrontate per la prima volta con i disegni e le testimonianze di Mušič.

Alberto Burri - Texas, 1945
  Alberto Burri – Texas, 1945     

Infine, in anteprima è esposto il più recente dipinto dell’artista e psicanalista Bracha L. Ettinger (Tel Aviv, 1948), intitolato Medusa – Rachel – Pieta (Medusa – Rachel – Pietà), realizzato tra il 2017 e il 2022. Il dipinto presenta volti allucinati ma di profonda bellezza.

Ettinger, figlia di sopravvissuti all’Olocausto, ha vissuto la Guerra dei Sei Giorni del 1967 durante il suo servizio militare obbligatorio nell’aeronautica israeliana.
Dopo un’esperienza traumatica durante un’operazione di salvataggio, Ettinger ha sviluppato un approccio pittorico intimo. Oggi è una delle artiste e teoriche femministe più apprezzate, impegnata nella ricerca di una risoluzione giusta e pacifica dei conflitti arabo-israeliani attraverso la collaborazione con i palestinesi.

Sala 36

Nella Sala 36 della mostra, viene presentata per la prima volta l’installazione Light and Belief. Voices and sketches of life from the Vietnam War (Luce e fede. Voci e schizzi di vita dalla guerra del Vietnam), realizzata nel 2012 dall’artista vietnamita Dinh Q. Lê.

L’installazione comprende circa 70 disegni realizzati durante la guerra da artisti Viet Cong e nordvietnamiti tra il 1968 e il 1973. Questi dipinti rappresentano principalmente un mondo pacifico e idilliaco nella giungla, durante gli intervalli tra i combattimenti. L’installazione include anche un video con interviste agli anziani artisti Viet Cong e nordvietnamiti. Queste interviste forniscono un’idea sulla vita e il lavoro degli artisti-soldati durante la guerra e sulle loro motivazioni per non dipingere scene di battaglia o violenza.

Veduta dell’allestimento della mostra al / Installation view of the exhibition at Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino Foto / Photo Sebastiano Pellion Courtesy Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
Veduta dell’allestimento della mostra al / Installation view of the exhibition at Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino Foto / Photo Sebastiano Pellion Courtesy Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino

Inoltre, viene esposta un’opera di Vu Giang Huong, un importante artista nordvietnamita.

Sala 36 bis

Nella sala successiva della mostra, viene allestita una testimonianza dedicata alla Guerra in Ucraina, che è in corso dalla invasione russa nel febbraio 2022.

L’artista ucraino Nikita Kadan presenta l’installazione The Shelter II (Il rifugio II), che rappresenta il naturale proseguimento dell’opera precedente, The Shelter, realizzata nel 2015 per la Biennale di Istanbul e dedicata al Donbass. L’installazione si ispira alle immagini della guerra in Ucraina che l’artista ha trovato su Internet. Essa rappresenta il dramma e il dolore del conflitto russo-ucraino, simboleggiando un rifugio antiaereo diviso su due piani. Il piano superiore è formato da pile di libri che proteggono dalle esplosioni, mentre il piano inferiore richiama una tomba sotterranea. Nell’installazione si può osservare anche una mano in bronzo, fusa dal calco della mano dell’artista.
Nel complesso, l’installazione evoca una profonda solitudine, silenzio e impotenza di fronte alla tragica storia attuale.

Nikita Kadan The Shelter (Il rifugio), 2015 legno, gomma, metallo, tassidermia, cenere, suolo / wood, rubber, metal, taxidermy, celery, soil dimensioni variabili / dimensions variable
Courtesy l’artista / the artist, Gallery Transit e / and Gallery Campagne Première Realizzato con il supporto di / Produced with the support of Dr. Gino Viliani, Dilyara Allakhverdova e / and Elchin Safarov
Foto / Photo Sahir Uğur Eren
Nikita Kadan The Shelter (Il rifugio), 2015 legno, gomma, metallo, tassidermia, cenere, suolo / wood, rubber, metal, taxidermy, celery, soil dimensioni variabili / dimensions variable
Courtesy l’artista / the artist, Gallery Transit e / and Gallery Campagne Première Realizzato con il supporto di / Produced with the support of Dr. Gino Viliani, Dilyara Allakhverdova e / and Elchin Safarov
Foto / Photo Sahir Uğur Eren

Sala 37

Nella Sala 37 della mostra, viene presentata l’elaborazione artistica della Guerra nei Balcani (1990-2001) attraverso il video dell’artista albanese Anri Sala intitolato Nocturnes (Notturni), realizzato nel 1999. Il video utilizza tecniche documentarie per creare associazioni tra storie personali e realtà storiche, mettendo in evidenza l’esperienza della solitudine e della pressione sociale durante la guerra. L’opera intreccia i racconti di due personaggi affetti da insonnia. Jacques, un solitario collezionista di pesci che vede nella violenza tra i pesci una metafora della parte oscura e violenta degli esseri umani. Denis, invece è un giovane uomo che soffre di insonnia a causa delle atrocità vissute come casco blu delle Nazioni Unite durante il conflitto.

Nella stessa sala, i conflitti in Medio Oriente (1948 – in corso) vengono rappresentati attraverso il film The Ballad of Special Ops Cody (La ballata dell’agente speciale Cody), realizzato nel 2017 dall’artista americano di origine irachena Michael Rakowitz. Il lavoro di Rakowitz esplora le contraddizioni delle guerre in Iraq (2003-2011). Nel film, realizzato con la tecnica dell’animazione stop-motion, il protagonista è un soldatino americano giocattolo che si confronta con le statue votive mesopotamiche conservate dall’Istituto Orientale dell’Università di Chicago. Il soldato si scusa con le statue, assumendosi la responsabilità dei crimini commessi contro la popolazione irachena. Il video mostra il soldato, interpretato dalla voce dell’ex soccorritore militare dell’Army National Guard (ARNG) Gin McGill-Prather, che si arrampica sulle vetrine del museo, indossando l’equipaggiamento militare, e chiede scusa alle statue.

Michael-Rakowitz-The-Ballad-of-Special-Ops-Cody-2017.-Castello-di-Rivoli-Museo-dArte-Contemporanea-Rivoli-Torino.-Dono-dellartista.-Courtesy-lartista
Michael-Rakowitz-The-Ballad-of-Special-Ops-Cody-2017.-Castello-di-Rivoli-Museo-dArte-Contemporanea-Rivoli-Torino.-Dono-dellartista.-Courtesy-lartista

Sala 38

Il percorso espositivo al Terzo piano del Castello si conclude nella Sala 38 e nell’ambiente sottotetto del Museo, esplorando le recenti guerre in Afghanistan.
Le opere dell’artista afghano Rahraw Omarzad, fondatore del CCAA (Centro per l’Arte Contemporanea di Kabul) e promotore dell’accesso all’educazione artistica per le donne, evocano questo conflitto caratterizzato da cambiamenti continui.

L’installazione “Every Tiger Needs a Horse” (Ogni tigre ha bisogno di un cavallo), del 2022-2023, nasce da un’esplosione controllata di un cubo contenente dinamite e pittura, avvenuta in una base militare in Piemonte grazie alla collaborazione dell’Esercito Italiano. Le tracce di questa esplosione sono visibili nelle sei tele esposte per la prima volta in questa mostra, riflettendo la percezione di violenza crescente e di guerra persistente nel Paese d’origine dell’artista.

Artisti in guerra / Artists in a Time of War Veduta dell’allestimento della mostra al / Installation view of the exhibition at Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
Foto / Photo Sebastiano Pellion Courtesy Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
Artisti in guerra / Artists in a Time of War Veduta dell’allestimento della mostra al / Installation view of the exhibition at Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
Foto / Photo Sebastiano Pellion Courtesy Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino

Un’altra opera di Omarzad esposta è il film “New Scenario” (Nuovo scenario), girato durante la sua residenza al Castello di Rivoli. Il film è ambientato in un rifugio antiaereo di Torino costruito nel 1943 in risposta ai bombardamenti sulla città. Esso esplora la circularità del destino umano e le sfide nel superare il trauma, la ferita e il conflitto. I personaggi allegorici nel film, come spettri, sono guidati da una partitura di movimenti e gesti lenti e ripetitivi. L’ambientazione teatrale essenziale, con oggetti di scena e luci contrastanti, crea un’atmosfera ipnotica e senza risoluzione. Tra i protagonisti dell’allegoria ci sono un talebano, un soldato americano, un uomo d’affari e figure mitologiche avvolte in drappi, i cui ruoli si invertiranno più volte come marionette della Storia.

FONTI

Castello di Rivoli
Art magazine
Il Foglio

di Irene Tassi

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